- Dall’Archivio Segreto di un Ricevitore
- Roma, 1961: Polvere di Cantiere e Sogni dal Sud
- Un Ragazzo di Nome Vincenzo
- I Numeri dell’Anima: più di una Semplice Giocata
- Una Lettera che Cambia Tutto
- L’Attimo Prima dell’Estrazione
- L’Urlo Muto della Vincita dell’ambo
- La Previsione di Alcide: i Numeri dall’Archivio
- Il Peso della Speranza
Alcide apre il suo archivio e ci racconta la storia di un giovane operaio nella Roma del boom economico e di un ambo che valeva più di un tesoro
Dall’Archivio Segreto di un Ricevitore
Cari lettori, quando parlo con il nostro amico Alcide, lo storico ricevitore romano, ho sempre la sensazione di sfogliare un libro vivente. Ma la verità, come mi ha confidato lui stesso, è che un libro esiste davvero. Alcide, per tutta la sua carriera, ha tenuto un archivio personale: una serie di vecchi registri dalla copertina in cuoio dove non annotava solo i conti, ma le storie. Dietro una giocata particolare, un ambo ripetuto con ostinazione o una vincita inaspettata, lui appuntava il volto, il racconto, l’emozione di chi aveva di fronte. “I numeri da soli sono muti, Gino,” mi ha detto, “è la vita delle persone che dà loro una voce”.
L’altro giorno, ha tirato giù dallo scaffale un volume un po’ impolverato, con la scritta “1962” sulla costola. Lo ha aperto con la delicatezza di un archeologo e, indicando una pagina, mi ha detto: “Oggi ti leggo una storia che non parla di una vincita milionaria, ma di un ambo che valeva molto, molto di più”. E così, vi porto con me a Roma, nel pieno del boom economico, per ascoltare la storia di Vincenzo.
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Roma, 1961: Polvere di Cantiere e Sogni dal Sud
“La mia ricevitoria, a quei tempi,” ha iniziato a leggere Alcide dal suo registro, “era nel cuore di un quartiere popolare, uno di quelli che stavano crescendo a dismisura. Roma era un cantiere a cielo aperto. Le Olimpiadi dell’anno prima avevano dato una spinta incredibile, e dalle campagne del Sud e del Centro Italia arrivavano a migliaia. Ragazzi giovani, con le mani già segnate dalla fatica e gli occhi pieni di un futuro da costruire. Lasciavano la loro terra, le loro famiglie, per un posto da manovale, da muratore, da carpentiere.”
Alcide descriveva una città piena di contrasti: da un lato la Dolce Vita di Via Veneto, dall’altro la polvere e il sudore dei nuovi quartieri che nascevano dal nulla. E in questo quadro, il Gioco del Lotto era un rito sacro. Per molti di quei ragazzi, era un filo invisibile che li teneva legati ai loro luoghi d’origine, un modo per affidare a tre numeri la speranza di accelerare il proprio destino, di tornare a casa non da sconfitti, ma con qualcosa in mano.
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Un Ragazzo di Nome Vincenzo
“Tra i tanti volti che annotavo,” ha continuato Alcide, “c’era quello di Vincenzo, un ragazzo pugliese, avrà avuto vent’anni. Silenzioso, educato, con due occhi scuri e profondi che tradivano una nostalgia struggente per il suo paese. Lavorava in uno dei grandi cantieri sull’Appia. Non parlava molto, ma era di una costanza ammirevole. Ogni sabato, senza mai mancare, veniva da me.”
Vincenzo, nel racconto di Alcide, diventa il simbolo di un’intera generazione. Un ragazzo che non sprecava un soldo, che mandava quasi tutto lo stipendio a casa, alla sua famiglia e alla sua fidanzata, Maria. Viveva in una piccola stanza in affitto con altri tre operai, concedendosi un unico, piccolo lusso: la sua giocata al Lotto. Una piccola spesa che, però, non era affidata al caso.
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I Numeri dell’Anima: più di una Semplice Giocata
“Vincenzo non mi chiedeva mai i ritardatari,” mi ha spiegato Alcide, chiudendo il registro e continuando a memoria. “Lui giocava sempre e solo tre numeri. Erano i suoi, li chiamava ‘i numeri dell’anima’. Me li spiegò una volta, con un filo di voce per la timidezza. Erano il suo modo di tenere insieme i due mondi della sua vita: quello nuovo a Roma e quello del cuore, rimasto in Puglia.”
Quei tre numeri erano un piccolo capolavoro di affetto e scaramanzia. Il primo era il 14, il numero dell’autobus che prendeva ogni mattina all’alba, che lo portava dal suo quartiere fino al cantiere. Il secondo era il 52, il numero della sua camera in affitto. Il terzo, il più importante, era il 23, il numero civico della casa della sua fidanzata Maria, giù in provincia di Bari. E le ruote? Ovviamente, Roma, la città del suo lavoro, e Bari, la ruota della sua terra e del suo cuore.
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Una Lettera che Cambia Tutto
Per mesi e mesi, Vincenzo giocò i suoi tre numeri, con una fede incrollabile. A volte usciva un’ambata, piccole vincite che reinvestiva o che aggiungeva ai soldi da spedire a casa. Un giorno, però, Alcide lo vide entrare in ricevitoria con un’espressione diversa. Era pallido, gli occhi lucidi. Aveva in mano una lettera sgualcita, di quelle con la carta sottile.
“Mi disse che gli aveva scritto Maria,” ha raccontato Alcide. “Suo padre, il futuro suocero, si era ammalato. Niente di gravissimo, ma serviva una visita specialistica a Foggia e delle medicine costose. Cifre che per noi oggi sembrano piccole, ma che per un operaio di quegli anni, che già mandava a casa tutto quello che poteva, erano una montagna insormontabile. Era disperato. Non sapeva come fare.”
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L’Attimo Prima dell’Estrazione
Era sabato. Vincenzo si avvicinò al bancone per la sua solita giocata. Contò le monete che aveva in tasca. Gli mancavano poche lire per completare la puntata che faceva sempre, quella per l’ambo e il terno. Mi guardò, mortificato. “Alcide,” mi disse, “oggi metta solo l’ambata. Non ho abbastanza.”
“In quel momento,” mi ha confessato Alcide, “vidi nei suoi occhi tutta la disperazione di un ragazzo perbene. Vidi il peso della responsabilità e l’amore per la sua famiglia. Feci una cosa che non si dovrebbe fare. Presi la sua schedina, la compilati come sempre, con ambo e terno. ‘Non ti preoccupare,’ gli dissi, ‘me le darai la settimana prossima’. Lui mi ringraziò con un cenno del capo e uscì, con le spalle un po’ più curve del solito.”
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L’Urlo Muto della Vincita dell’ambo
La sera, Alcide espose i numeri estratti sulla lavagnetta fuori dal negozio. La ruota di Bari aveva dato i suoi numeri, e tra questi c’erano il 52 e il 23. Un ambo secco, proprio lì. La mattina dopo, Vincenzo era davanti alla ricevitoria prima ancora che Alcide aprisse. Non disse una parola. Indicò solo la lavagna, poi guardò Alcide. I suoi occhi si riempirono di lacrime, ma non di tristezza. Era un pianto liberatorio, un urlo muto di gioia e di sollievo.
“Non dimenticherò mai quell’espressione,” ha detto Alcide. “Non era l’esultanza sguaiata di chi vince una fortuna, ma la gratitudine commossa di chi ha trovato la soluzione a un problema che gli toglieva il sonno. Quella vincita non era enorme, ma in quel momento, per lui, valeva più di un tesoro.”
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La Previsione di Alcide: i Numeri dall’Archivio
Dopo avermi raccontato questa storia, Alcide ha fatto una pausa, ha guardato il suo vecchio registro e poi ha aggiunto: “Quei numeri, il 14, il 52 e il 23, sono ancora carichi della speranza di quel ragazzo. Ogni tanto, quando rileggo questa pagina del mio archivio, mi piace rigiocarli. Sono numeri che sanno di lavoro, di amore e di nostalgia. Sono numeri ‘buoni’”. E così, oggi, vi passo la previsione che Alcide mi ha suggerito, basata su una delle sue storie più care.
Previsione di Alcide: “L’Ambo di Vincenzo” (Valida per 9 Colpi)
Ruote di Gioco: BARI e ROMA
Ambata: 23
Abbinamenti per Ambo: 14 – 52
(A partire dall’estrazione di martedì 16 settembre 2025)
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Il Peso della Speranza
“Vedi, Gino,” ha concluso Alcide, chiudendo con cura il suo archivio, “oggi si gioca per diventare milionari, per comprare la villa e la macchina di lusso. E va bene così, i tempi cambiano. Ma una volta, per persone come Vincenzo, il Lotto era diverso. Era la speranza di poter pagare una visita medica, di poter comprare un biglietto del treno per tornare a casa a Natale, di poter aggiungere un piccolo mattone al sogno di una vita. Era un gioco povero, ma pieno di una dignità e di una speranza che oggi, forse, abbiamo un po’ perso.” E con questa riflessione, ci siamo salutati, con la promessa di una nuova pagina da sfogliare al prossimo caffè.
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