Storie di Lotto: L’Errore di Nicodemo
Una gelida sera di febbraio, un errore di scrittura e un terno milionario: la storia di Nicodemo, ricevitore di Roma, è pura magia del destino!

Un errore non voluto che ha portato una fortuna
Introduzione
Le storie di lotto hanno il fascino di un romanzo d’avventura, dove il caso, l’errore umano e un pizzico di fortuna si intrecciano per creare leggende. Negli anni ’70, a Roma, il Sig. Nicodemo, un umile ricevitore di lotto, divenne protagonista di una vicenda tanto incredibile quanto esilarante. Un errore di scrittura, una cliente stizzita e una bolletta da 5.000 lire trasformarono una gelida sera di febbraio in un momento epico. Preparati a ridere e a stupirti con questa storia di lotto che sembra scritta da un regista di commedie all’italiana!
La Vita di un Ricevitore negli Anni ’70
Negli anni ’70, il gioco del Lotto era un rituale sacro per molti italiani. Non c’erano computer, non c’erano schermi touch: le bollette si scrivevano a mano, con carta e penna, sotto la dettatura dei clienti. I ricevitori di lotto, come il nostro Nicodemo, erano figure quasi mitologiche: scribi moderni, custodi di sogni e speranze. Ogni giorno, nelle loro piccole ricevitorie, si alternavano personaggi di ogni tipo: il barbiere con la sua “cinquina sicura”, la nonna con i numeri sognati, il ragioniere con calcoli astrusi.
Le ricevitorie erano luoghi di aggregazione, dove si chiacchierava, si rideva e, a volte, si litigava. La fila si formava già al mattino, e il ricevitore doveva essere rapido, preciso e, soprattutto, paziente. Scrivere una bolletta sbagliata? Un errore imperdonabile, capace di scatenare l’ira di clienti convinti che quel numero fosse la chiave per il paradiso.
Secondo dati storici, il Lotto negli anni ’70 era al suo apice di popolarità in Italia, con milioni di giocate ogni settimana. Roma, in particolare, era una delle città più attive, con ricevitorie sparse in ogni angolo, da Trastevere a Testaccio.
Chi Era il Sig. Nicodemo?
Immaginate un uomo sulla cinquantina, con occhiali spessi come fondi di bottiglia, una matita sempre infilata dietro l’orecchio e un sorriso ironico che sembrava dire: “Ne ho viste di tutti i colori”. Nicodemo gestiva una piccola ricevitoria nel cuore di Roma, a due passi da Piazza Navona. La sua bottega era un microcosmo: pareti tappezzate di bollette, un calendario sbiadito della Lupa Capitolina e un termosifone che funzionava a singhiozzo.
Nicodemo era noto per la sua calma olimpica, anche quando i clienti gli urlavano i numeri come se fosse sordo. “Trenta-tre! Cinquanta-tre! Settanta-tre!” – e lui, con la sua grafia lenta e precisa, annotava tutto. Ma, come ogni essere umano, anche Nicodemo aveva i suoi momenti di distrazione. E fu proprio uno di questi a cambiare la sua vita.
L’Errore che Cambiò Tutto
Era una gelida sera di febbraio, una di quelle in cui il vento romano sembra tagliarti la faccia. La ricevitoria di Nicodemo era quasi deserta, salvo per una cliente abituale: la Signora Pina, una donna sulla sessantina, con un cappotto di lana e un’espressione che avrebbe intimorito anche un gladiatore. Pina era famosa per le sue giocate “sicure”, numeri che, a suo dire, le venivano rivelati in sogno da un misterioso zio defunto.
“Nicodemo, scrivimi un terno secco su Roma: trentatré, cinquantatré, settantatré!” ordinò Pina, battendo il piede sul pavimento. Nicodemo, intirizzito dal freddo e con le mani intorpidite, afferrò la matita. Ma, vuoi per il rumore del vento, vuoi per un attimo di distrazione, invece di “settantatré” scrisse “sessantatré”. Un errore banale, un 6 al posto di un 7, ma destinato a entrare nella storia.
Consegnò la bolletta a Pina, che la scrutò con l’attenzione di un perito calligrafo. “Ma che hai scritto, Nicodemo?!” sbottò, sventolando la bolletta come una bandiera. “Io t’ho detto settantatré, non sessantatré! Riscrivimela, subito!” Nicodemo, con un sospiro che sembrava venire dall’anima, si scusò e preparò una nuova bolletta: 33, 53, 73, come richiesto. Ma la bolletta sbagliata? Quella con il 63? Pina la lasciò sul bancone, stizzita: “Non la voglio, è tua!”
Nicodemo, che non amava gli sprechi, decise di tenersela. Dopotutto, erano 5.000 lire, una cifra non da poco per l’epoca – l’equivalente di un mese di caffè al bar! Con un sorrisetto ironico, infilò la bolletta in tasca, pensando: “Chissà, magari porta fortuna”.
La Vincita Milionaria
Arrivò il sabato, giorno dell’estrazione. Nicodemo, come sempre, si sintonizzò sulla radio per ascoltare i numeri estratti sulla ruota di Roma. Immaginate la scena: lui, seduto dietro il bancone, con una tazza di caffè ormai freddo, mentre la voce gracchiante dell’annunciatore elencava i numeri. “Trentatré… cinquantatré… sessantatré…”
Silenzio. Nicodemo si immobilizzò, la tazza a mezz’aria. “Sessantatré?!” Riprese la bolletta dalla tasca, controllò i numeri: 33, 53, 63. Un terno secco! Le mani gli tremavano mentre realizzava l’entità della vincita: circa 21 milioni di lire, una somma astronomica per l’epoca, sufficiente per comprare un appartamento o una Fiat 124 nuova di zecca!
Secondo le statistiche dell’epoca, un terno secco pagava circa 4.200 volte la posta giocata, e le 5.000 lire di Nicodemo si trasformarono in una fortuna inaspettata. La ricevitoria, quella sera, rimase aperta fino a tardi: Nicodemo, tra risate e bicchierini di sambuca, raccontava l’aneddoto a chiunque entrasse. “Ve l’ho detto, il destino ha un gran senso dell’umorismo!”
Il Confronto con la Signora
Il lunedì mattina, la ricevitoria di Nicodemo era più affollata del Colosseo all’epoca dei gladiatori. La voce della vincita si era sparsa, e tra i curiosi si fece largo la Signora Pina, con un’espressione a metà tra il panico e la rabbia. “Nicodemo!” tuonò, sbattendo la borsa sul bancone. “Dammi quella bolletta, quella sbagliata! Era mia!”
Nicodemo, con la calma di chi sa di avere la legge dalla sua parte, rispose con un sorriso sornione: “Mi dispiace, Signora Pina, ma lei ha voluto un’altra bolletta. Questa l’ho tenuta io, e il terno è mio.” Pina, furibonda, provò a insistere, ma non c’era nulla da fare: la bolletta era intestata a Nicodemo, e la vincita era sua.
La scena, raccontata dai clienti abituali, divenne leggenda. Si dice che Pina uscì dalla ricevitoria giurando di non giocarci mai più, ma tornò la settimana dopo, con un nuovo terno “sicuro”. Nicodemo, dal canto suo, non si scompose: “Signora, i numeri sono capricciosi, ma il destino? Quello è un burlone!”
L’Eredità di Nicodemo
La vincita di Nicodemo non cambiò solo la sua vita, ma anche la sua ricevitoria. Con i 21 milioni, sistemò il termosifone, comprò un nuovo bancone e, si dice, regalò un caffè a ogni cliente per un mese intero. La sua storia divenne un aneddoto tramandato di generazione in generazione, un monito ironico sul potere del caso e degli errori umani.
Le storie di lotto come questa sono più di semplici curiosità: ci ricordano che il gioco, in fondo, è un mix di strategia, speranza e un pizzico di follia. Negli anni ’70, il Lotto era anche un fenomeno sociale, capace di unire comunità e creare leggende locali. Nicodemo, con il suo errore milionario, è diventato parte di quel folklore.
Per chi volesse approfondire il contesto storico del Lotto, l’archivio di Istat offre dati interessanti sulla popolarità del gioco in Italia negli anni ’70.
Conclusione
La storia del Sig. Nicodemo è una perla nelle storie di lotto, un racconto che mescola ironia, destino e una lezione intramontabile: a volte, gli errori portano più fortuna delle certezze. Quella bolletta da 5.000 lire, rifiutata dalla Signora Pina, trasformò un ricevitore distratto in un milionario, lasciando a noi una storia da raccontare con un sorriso. Il Lotto, allora come oggi, è un gioco di numeri, ma anche di emozioni, sogni e, perché no, risate.
Previsione per Roma:
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