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San Felice di Valois il Santo del giorno per il 20 novembre

Il Santo del Giorno si propone di essere una rassegna quotidiana sulla storia dei Santi, contenuti all’interno del Calendario Vaticano e custoditi nella memoria della Chiesa.

Narrazioni di maestri di vita cristiana di tutti i periodi storici che, come fari luminosi, illuminano e orientano il nostro cammino.

Vite da emulare, da capire e da fare proprie, per cercare di raggiungere quegli obiettivi cristiani con cui il catechismo ci ha indottrinato.

Si è portati, leggendo, a riflettere su quei comportamenti che comunemente, nella vita di tutti i giorni, abbiamo e a cui non facciamo caso, ma che altri vedono anche a nostra insaputa.

Tramite alcuni software di numerologia, per ciascuno dei Santi di  cui giornalmente è raccontata la vita, sono calcolati dei numeri da utilizzare come meglio riterrete opportuno.

                                  

San Felice di Valois Santo del giorno per il 20 novembre

 

San Felice era figlio del conte di Valois. Sua madre lo portò da San Bernardo nel suo monastero di Clairvaux, per offrirlo a Dio, quando aveva tre anni; lo teneva però sotto le proprie cure e si prendeva cura di lui in modo particolare, permettendogli, ancora giovane, di distribuire le elemosine che era lieta di fare ai poveri. Quando il papa esiliato Innocenzo II cercò rifugio in Francia, il conte di Valois, padre di Felice, offrì il suo castello di Crepy al Pontefice, che spesso benediceva il bambino che vedeva addestrato alla virtù. Un giorno in cui Felix cedette le proprie abitudini a un povero mendicante, le trovò quella sera ben distese sul letto; e ha ringraziato Dio per questo segno della sua divina bontà, dimostrando che niente si perde quando si dà ai poveri.

Quando aveva dieci anni ottenne la grazia per un prigioniero condannato a morte, per mezzo della sua preghiera e delle sue suppliche allo zio, signore di cui l’uomo era oggetto. Felice aveva il presentimento che quest’uomo sarebbe diventato un santo; e infatti si ritirò in una profonda solitudine dove intraprese una severa penitenza e morì di morte dei giusti.

Lo sfortunato divorzio dei genitori di Felice, e la scomunica del padre, che si era risposato e la cui condanna aveva sollevato seri problemi nei suoi domini, fecero maturare nel giovane una risoluzione di lunga data di lasciare il mondo. Confidando sua madre al suo pio fratello, Thibault, conte di Champagne, Felix prese l’abito cistercense a Clairvaux. Le sue rare virtù attirarono su di lui un’ammirazione tale che, con il consenso di San Bernardo, ne fuggì in Italia, dove iniziò a vivere una vita austera con un anziano eremita delle Alpi. A tal fine era partito segretamente, ei servi mandati da suo zio lo credettero morto, non potendo rintracciarlo; hanno pubblicato la voce della sua morte. In questo periodo il vecchio eremita procurò l’ordinazione sacerdotale del suo discepolo.

Dopo che il suo anziano consigliere morì tra le sue braccia, San Felice tornò in Francia. Ha costruito una cella nella diocesi di Meaux in una foresta disabitata; questo posto è stato successivamente chiamato Cerfroid. In mezzo a bestie selvagge condusse una vita angelica di digiuno perpetuo. Qui Dio lo ha ispirato con il desiderio di fondare un Ordine per la redenzione dei prigionieri cristiani. Il Signore spinse anche San Giovanni di Matha, un giovane nobile di Provenza, a cercare l’eremita e unirsi a lui. I due si sono applicati alla pratica di tutte le virtù. Fu Giovanni a proporre apertamente a san Felice il progetto di un Ordine per la redenzione dei prigionieri, quando il suo precettore aveva già settant’anni. Quest’ultimo si offrì volentieri a Dio per quello scopo, e dopo aver pregato per tre giorni i due solitari fecero un pellegrinaggio a Roma in pieno inverno. Sono stati gentilmente ricevuti dal Papa, dopo aver letto la raccomandazione che il Vescovo di Parigi aveva dato loro. Anche lui pregò e si convinse che i due santi fossero ispirati dallo Spirito Santo, e diede la sua approvazione all’Ordine Trinitario

Entro quarant’anni l’Ordine avrebbe seicento monasteri. San Giovanni, che era Superiore Generale, lasciò a San Felice la direzione dei conventi in Francia, esercitati dal monastero che i fondatori avevano costruito a Cerfroid. Là San Felice morì nel novembre del 1212, all’età di ottantacinque anni, solo sei settimane circa prima del suo più giovane co-fondatore. È una tradizione costante nell’Ordine Trinitario che San Felice e San Giovanni furono canonizzati da Urbano IV nel 1260, sebbene non sia mai stato trovato alcun toro. Già nel 1219 la festa di San Felice era celebrata in tutta la diocesi di Meaux. Nel 1666 Alessandro VI dichiarò che la venerazione del servo di Dio era immemorabile.

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