La vera storia del “Lotto delle Zitelle” nella Roma dell’800: come un’estrazione poteva salvare una vita dalla miseria o dal convento
Quando il Lotto decideva il destino delle donne.
Oggi ho deciso di fare visita al nostro Alcide non per chiedergli una previsione sul futuro, ma per farmi guidare in un viaggio nel passato. C’è un aspetto del Gioco del Lotto che spesso dimentichiamo, abbagliati come siamo dalle luci delle vincite milionarie e dalla frenesia delle estrazioni moderne. È l’aspetto umano, sociale, quella radice profonda che lega i 90 numeri alla vita vera, alla carne e al sangue delle persone.
Quando sono entrato nella sua vecchia ricevitoria, quel luogo che per me è ormai un tempio laico della memoria, l’ho trovato intento a spolverare una vecchia stampa incorniciata dietro al bancone. Raffigurava una piazza di Roma, gremita di folla, con persone che guardavano verso un balcone. Alcide mi ha visto, ha sorriso quel suo sorriso sornione che nasconde decenni di storie, e ha indicato la stampa. “Vedi, Gino,” mi ha detto con la sua voce calma e posata, “oggi voi giocate per comprare la macchina nuova o per fare una vacanza. Ma c’è stato un tempo, qui a Roma, in cui cinque numeri potevano letteralmente salvare una vita”.
Mi sono seduto sullo sgabello di legno, pronto ad ascoltare. Quella che Alcide mi ha raccontato è la storia del “Lotto delle Zitelle”, una pagina di storia vera, documentata, che ci restituisce la nobiltà e la drammaticità di questo gioco. Vi riporto il suo racconto, parola per parola, perché è una testimonianza che non deve andare perduta.
Roma, Anno Domini 1700: Un Destino Segnato
“Devi immaginare una Roma diversa, Gino. Non quella dei turisti e del traffico. Parlo della Roma dei Papi, una città di marmi splendenti e di miseria nera. In quel tempo, nascere donna in una famiglia povera era una condanna. Se non avevi una dote, una somma di denaro da portare al marito, non potevi sposarti. E se non potevi sposarti, le strade erano due: o il velo da monaca, spesso forzato, o la strada, la malavita, la fame”.
Alcide ha fatto una pausa, pulendo gli occhiali con un lembo del gilet. “La dote era tutto. Era il passaporto per la dignità. Ma come faceva un povero artigiano, un ciabattino di Trastevere, a mettere insieme gli scudi necessari? Non poteva. Ed è qui che entrava in gioco il Lotto. Non come vizio, ma come provvidenza di Stato”.
Mi ha spiegato che il Pontificato, e poi le amministrazioni cittadine, avevano istituito un sistema ingegnoso. Una parte dei proventi del Lotto veniva destinata a creare delle doti per le ragazze povere, le cosiddette ‘Zitelle’. Ma le ragazze bisognose erano migliaia, e i soldi bastavano solo per poche decine di loro. Come scegliere chi salvare? Con i numeri, ovviamente.
Il Rituale del Campidoglio e l’Urna del Destino
“Immagina la scena,” ha continuato Alcide, con gli occhi che sembravano guardare oltre le pareti della ricevitoria. “Siamo in Piazza del Campidoglio. È il giorno dell’estrazione. La piazza è piena zeppa di gente, ma c’è un silenzio strano, un’ansia che si può tagliare col coltello. In prima fila ci sono loro, le Zitelle, vestite di bianco, con le madri accanto che sgranano il rosario”.
Il meccanismo era crudele e meraviglioso allo stesso tempo. A ogni ragazza iscritta nelle liste di beneficenza veniva assegnato un numero, da 1 a 90. Se il suo numero veniva estratto nell’urna ufficiale del Lotto di Roma, lei vinceva la dote. Vinceva un marito. Vinceva un futuro.
“Capisci la tensione, Gino? Non stavano aspettando di vincere un terno per comprarsi un lusso. Stavano aspettando che un bambino bendato tirasse fuori la pallina che avrebbe detto al mondo: ‘Tu hai diritto a una vita normale’. Se il numero non usciva, si tornava nell’ombra, a sperare nell’anno successivo, mentre la giovinezza sfioriva”.
L’Estrazione come Giudizio Divino
Alcide si è alzato ed è andato a prendere un vecchio registro. “La gente credeva che fosse la mano di Dio, o della Fortuna, a guidare quel bambino. Quando il numero veniva gridato dal balcone, sentivi un urlo disumano. Era l’urlo della madre che vedeva la figlia salva. E poi, subito dopo, il pianto silenzioso delle altre ottantacinque che dovevano tornare a casa a mani vuote”.
Mi ha raccontato che questo evento era così centrale nella vita della città che ha plasmato la stessa Smorfia che usiamo oggi. Molti dei significati che noi attribuiamo ai numeri derivano da quelle scene, da quel teatro umano che si svolgeva sotto il balcone del Campidoglio. Il popolo scommetteva su quali ragazze sarebbero state estratte, basandosi sui sogni, sui presagi, sui nomi.
“Non era gioco d’azzardo,” ha precisato Alcide con fermezza. “Era un rito sociale. I ricchi giocavano per noia, ma il popolo partecipava con il cuore in gola. Quando usciva il numero di una ragazza conosciuta nel rione, tutto il quartiere faceva festa, anche chi non aveva vinto nulla. Perché una di loro ce l’aveva fatta”.
La Dignità dei Numeri
Ascoltando Alcide, ho capito perché lui tratta i numeri con tanto rispetto. Per lui non sono fredde cifre statistiche. Sono contenitori di storie. “Vedi, Gino,” mi ha detto rimettendo a posto la stampa, “oggi cerchiamo i ritardatari, le frequenze, le spie. È giusto, è la tecnica. Ma non dobbiamo mai scordare che dietro ogni estrazione c’è una speranza. Quella delle Zitelle era una speranza di sopravvivenza. La nostra è diversa, certo, ma la radice è la stessa: l’eterno desiderio dell’uomo di cambiare il proprio destino con un colpo di fortuna”.
Il “Lotto delle Zitelle” è andato avanti per secoli, fino a quando i tempi sono cambiati e il welfare moderno ha (in parte) sostituito la carità. Ma l’eco di quelle grida in Piazza del Campidoglio risuona ancora per chi, come Alcide, sa ascoltare la storia di Roma.
I Numeri della Memoria
Prima di congedarmi, Alcide ha preso un foglietto e, con la sua calligrafia elegante e un po’ tremolante, ha scritto tre numeri. Non sono numeri calcolati con un computer. Sono numeri che vengono direttamente da quella storia, dalla tradizione romana più verace.
“Se vuoi onorare quelle ragazze,” mi ha detto porgendomi il foglio, “e se vuoi onorare la vera natura del Lotto, questi sono i numeri che raccontano la loro storia. Giocali con rispetto, Gino. E se vinci, ricorda che una parte della vincita, per tradizione, andrebbe sempre fatta girare per aiutare qualcuno, proprio come si faceva allora”.
Vi riporto qui la previsione che Alcide ha estratto da questo racconto emozionante. Sono i numeri della “Zitella”, della “Dote” e del “Matrimonio”, i tre pilastri su cui si reggeva il destino di quelle giovani donne.
I Numeri del Destino (Dall’Archivio di Alcide)
Ruota di Gioco: ROMA
Capogioco (La Giovane Donna): 21
Abbinamenti per Ambo e Terno: 35 (La Dote) – 63 (La Sposa)
(Questi numeri rappresentano il percorso di speranza delle Zitelle romane)
Uscendo dalla ricevitoria, il rumore del traffico moderno mi è sembrato per un attimo lontano. Nella mia testa vedevo ancora le vesti bianche in Piazza del Campidoglio e sentivo l’attesa per quel numero che poteva cambiare una vita intera. Buona fortuna a tutti voi.
Vuoi scoprire altre strategie vincenti? Visita Lotto Gazzetta per previsioni e metodi esclusivi.
Consulta le estrazioni ufficiali sul sito dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli.
Il Nostro gruppo lotto su Facebook: https://www.facebook.com/groups/LOTTO.90
AVVERTENZE E GIOCO RESPONSABILE
LottoGazzetta.it promuove il gioco come una forma di divertimento e intrattenimento. Il gioco è riservato ai maggiori di 18 anni e può causare dipendenza patologica. Le previsioni e le analisi presentate in questo sito sono frutto di studi statistici e teorici e non garantiscono in alcun modo la vincita. Gioca sempre con moderazione e responsabilità.
Per informazioni e supporto sulle probabilità di vincita e sui rischi del gioco, consulta il sito dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (www.adm.gov.it).



