Tra le decine e decine di cabale, cabalette, e sistemini vari sul gioco del lotto, ne posseggo alcuni di veramente sfiziosi e intriganti, molti dei quali anonimi e ai quali non posso dare una paternità certa.
Una decina d’anni fa mi trovavo nell’entroterra calabro, assieme alla mia famiglia, e mi godevo qualche giorno di tranquillità in una gita presso una zia e dei cugini che ho da quelle parti.
In una di quelle sere ci riunimmo assieme a qualche amico e, con la schietta compagnia di qualche buon bicchiere di vino, si discuteva del più e del meno.
Uno dei commensali, di nome Domenico, sapendo la mia passione per i numeri mi chiese se avevo mai sentito parlare di “Nonna Rutilia”, così infatti Lui chiamava una donnina che viveva sola in una piccola frazione all’interno di un triangolo del comune di Laureana di Borrello, che vedeva i vertici nella frazione di Bellantone, di Sant’Anna e di Stelletanone.
Risposi di no e che non sapevo nemmeno chi fosse, visto che erano ormai diversi anni che non tornavo da quelle parti.
Dopo qualche altro sorso di buon vino, e da un’allegria alimentata dalla gioia di quella compagnia, Domenico mi invitò per l’indomani dicendo di andare assieme a far visita a “Nonna Rutilia”.
Di buon grado accolsi l’invito.
La mattina seguente, sarà stato per colpa di qualche bicchiere in più, o del sonno di cui avevo bisogno per ristorarmi del tutto, che non mi alzai per tempo per andare a quell’appuntamento, e fu soltanto quando verso le dieci scesi giù al bar, per un doppio caffè, che vedendo Domenico seduto e un po’ rabbuiato per l’attesa, che mi ricordai di quell’appuntamento.
Lo invitai a farmi compagnia e mi scusai, così che Lui, una volta fatte “spallucce”, trovò nuovamente il sorriso sul suo volto gentile.
In macchina non ci vollero più di dieci minuti e quando, dopo un irta salita, arrivammo davanti a una proprietà recintata da fichi d’india e vecchie mura di pietra, scendemmo e ci incamminammo lungo un piccolo sentiero ombreggiato da alti e vecchi alberi d’ulivo.
Il silenzio regnava padrone e solo a momenti veniva rotto dal canto di qualche cicala ormai stanca.
Quando arrivammo davanti alla casa mi trovai davanti a uno spettacolo folcloristico che non mi aspettavo davvero.
Erano quattro donne anziane. Tutte vestite di nero e sedute su quelle piccole sedie che solitamente usano i bambini. Erano intente a preparare bottiglie di pomodori.
Un paio sbucciavano e tagliavano quei pomodori maturi, mentre le altre due riempivano le bottiglie e aggiungevano generosi ciuffi di foglie di basilico.
L’incanto di quel ritorno a un passato ancora presente, fu interrotto da Domenico che nel suo dialetto stretto salutò e mi presentò alle quattro donne, e alle quali strinsi a tutte la mano ancora bagnate del lavoro che svolgevano.
Domenico spiego brevemente il motivo per il quale eravamo andati la, e allora, la più anziana del gruppo, asciugandosi le mani con il suo grembiule nero, sorrise mostrandomi l’unico dente che ancora possedeva e mi prese sottobraccio portandomi con gentilezza dentro la sua vecchia casa.
Era un grande stanzone semibuio, per via di una grande tenda che copriva la finestra principale in maniera tale da non far filtrare il caldo dei raggi del sole. Immediatamente mi colpì un leggero odore di fumo, probabilmente dovuto a quel camino ora spento che dimorava al centro della parete appena entrando, che accendeva nei freddi giorni d’inverno.
Mi fece sedere su una sedia senza spalliera, mentre Lei ripeteva una nenia di cui non capivo il senso e, girandomi verso Domenico, fermo come un armadio davanti alla porta d’ingresso, ciondolava la testa come a dire che nemmeno lui capiva cosa stesse dicendo.
Da sotto un vecchio materasso, probabilmente di crine per via del rumore che produceva, tirò fuori un vecchio quaderno arrotolato su se stesso e legato con uno spago per tenerlo.
Questo era di mio marito disse, e mentre parlava scorsi un umido luccichio che brillava sul bordo esterno dei suoi occhi. Occhi in cui la vita aveva trascorso tanto tempo, donandole più dolori che gioie.
- E’ morto in guerra. Dio l’abbia in gloria. Vivo della sua pensione e questo quaderno apparteneva a Lui. Lo usava per giocare al Lotto, ma io non ci ho mai capito niente. Solo una volta ho copiato dei numeri e mi è uscito il terno.
Lo poggiò sopra di un tavolo fatto di vecchie assi e mi disse di prenderlo.
Senza neppure toccarlo domandai perché volesse darlo a me.
Mi si avvicinò, e guardandomi con i suoi occhi ormai vacui e in cui non riuscivo a penetrargli l’anima, e sorridendomi con quel suo dente in bella mostra mi disse che era certa che io, in qualche modo, avrei fatto rivivere la memoria di quel suo marito tanto amato e che la guerra Le aveva tolto prematuramente.
Vedendo che non allungavo la mano per prenderlo disse che ora era più convinta di prima di darlo a me, perché ora aveva la certezza che ne avrei fatto buon uso.
Ero lì fermo che non sapevo che dire, mentre Lei mi metteva quel quaderno arrotolato dentro la tasca del mio gilet.
Mettendo il suo indice sul naso mi intimo di stare zitto e ci invitò a bere un caffè. Cosa che facemmo.
Nell’andare via volle prima abbracciarmi perché diceva che in qualche modo gli ricordavo il Suo grande amore.
Non nascondo che ora, ripensandoci, mi sto commuovendo al ricordo e che ho divagato nei ricordi piuttosto che parlare di Lotto, ma credo sia giusto, e più che altro doveroso, spiegare come e perché possiedo il quaderno di “Nonna Rutilia”, nomignolo datole da qualche suo paesano per via di quel terno che vinse tanti anni fa.
Cosa c’era in quel quaderno, vi starete già domandando Voi? Ed è la stessa domanda che mi posi non appena iniziai a leggerlo.
In verità più che leggerlo ho dovuto decifrarlo, perché questo quaderno contiene, sì, diverse metodologie di gioco, ma non sono spiegati i passaggi necessari per giungere alle ultime conclusioni.
Siccome mi ha da sempre affascinato la sfida, nel mio tempo libero ho trovato spazio anche per questo quaderno e, ora, voglio introdurre la metodologia, a mio avviso di certo carattere magico-cabalistico, che prende in considerazione il quadrato magico.
La decifrazione e l’introduzione al metodo la affronteremo, se sarà il caso, più in la e per ora concludo questo mio lungo divagare con una previsione ricavata con un metodo del quaderno di “Nonna Rutilia”
Indicazioni di gioco valide dall’estrazione del lotto del 25/06/2019
Genova ambata, e ambo anche a Tutte 23.29.81
Palermo ambata, e ambo anche a Tutte 65.60.90