Il Santo del Giorno si propone di essere una rassegna quotidiana sulla storia dei Santi, contenuti all’interno del Calendario Vaticano e custoditi nella memoria della Chiesa.
Narrazioni di maestri di vita cristiana di tutti i periodi storici che, come fari luminosi, illuminano e orientano il nostro cammino.
Il Santo del giorno
7 Agosto
Nome: GIORDANO
Beato GIORDANO FORZATE’
Monaco (1158-1248)
Giordano Forzaté nacque a Padova, verso il 1158, e morì a Ve-nezia, esule politico, verso il 1248. Il computo della sua vita sfiora dunque i novant’anni, e tale longevità può sorprendere quando si sappia della vita non soltanto attiva, ma anche agitata, di questo personaggio che non appartenne soltanto alle cronache della spiritualità monastica.
Il Beato Giordano non fu, infatti, soltanto monaco benedettino, Abate e fondatore di monasteri, tra i quali quello di San Benedetto Novello. Uomo colto, esperto in giurisprudenza, fece onore a Padova, città dotta e rinomata come centro universitario, emulo e in un certo senso rivale dello Studio bolognese.
Per questo il benedettino Giordano Forzaté accettò anche, e svolse, incarichi civili e amministrativi, diventando, da uomo di chiesa, anche uomo di Stato. I tempi erano tormentati, ed era perciò necessario che uomini saldi e saggi, non corrotti e non corruttibili, reggessero le sorti della città nell’interesse della popolazione.
Giordano Forzaté cercò di sedare, con paterna fermezza, le aspre lotte tra Guelfi e Ghibellini, non soltanto per dovere di carità e di umanità, ma anche perché Padova, indebolita da quelle lotte, non diventasse facile preda dei più forti.
E, infatti, agli inizi del ‘200, la città era minacciata dalle mire egemoniche degli Imperatori germanici, contro i quali il Beato Giordano oppose una coalizione che rinnovò i fasti della Lega lombarda stretta contro il Barbarossa.
Davanti a Ezzelino da Romano, i Padovani ricorsero all’Abate Giordano, affidando a lui la difesa militare della città. Ma la saggezza e la fermezza del vecchio benedettino non valsero contro la crudele irruenza del tiranno, il quale si impadronì di Padova e imprigionò l’Abate Giordano nel 1237.
Da allora Padova fu alla mercé dello spietato signore, la cui condotta fu esattamente opposta a quella del saggio e paterno Abate. Liberato dopo due anni di prigionia, riparò a Venezia, dove visse ancora per quasi un decennio, ormai distaccato dalle cose del mondo e dalle faccende della politica.
Dopo morto, però, i Padovani rivollero tra loro il suo corpo, onorando in lui tanto il monaco esemplare quanto il difensore della libertà di Padova.
7 Agosto
Nome: DONATO
S. DONATO
Vescovo e martire († 352)
L’etrusca Arezzo era stata la patria di Mecenate che si compiaceva di chiamarsi “ultimo discendente del Lucumoni” . Sulle sue antiche mura fiori la civiltà romana, ma il Cristianesimo stentò a penetrarvi, vincendo le resistenze della superstizione pagana, fino a che non scese anche su di essa la grazia della santità, nella figura del Vescovo Donato.
Se si entrasse nella città che oggi festeggia il suo Patrono, basterebbe seguire il flusso dei fedeli, per essere portati, su per il Corso in pendio, dinanzi al monumento più caratteristico della città, cioè dinanzi alla Pieve romanica di Santa Maria.
Impennata sul punto più ripido del colle, la chiesa apre la sua fronte di pietra in quattro fasce di logge sovrapposte, spartite da esili colonnine. Le sta accanto un magro campanile, anche questo arioso di bifore a loggetta, che la tradizione popolare dice cento, anche se sono soltanto quaranta.
Si dice anche, ed è vero, che delle moltissime colonne e capitelli della facciata e della torre, non ce ne sono due uguali l’una all’altra Nella cripta della Pieve romanica, in un prezioso reliquiario d’argento, sono conservate le reliquie del Patrono della città.
San Donato fu davvero un dono del Cielo, perché la sua opera apostolica riuscì a trarre dalla superstizione pagana e condurli alla fede di Cristo, i cittadini di Arezzo. Le leggende ricordano molti miracoli compiuti da San Donato per il trionfo della fede e a gloria del nome del Signore.
Fra questi il più noto è quello del calice, riferito da San Gregorio Magno. Mentre il vescovo distribuiva la Comunione ai fedeli, alcuni pagani, entrati in chiesa per spregio, con uno spintone, lo fecero cadere dai gradini dell’altare, così che un prezioso calice sacro andò in pezzi.
Grande fu la costernazione dei cristiani di Arezzo, ma le preghiere del Vescovo Donato fecero sì che il calice infranto tornasse a ricomporsi, e il miracolo confuse ed umiliò nella loro ridicola vendetta gli idolatri della città, molti dei, quali si convertirono.
Pare, ma non è certo, che al tempo di Giuliano, l’imperatore Apostata, i pagani si prendessero sul Santo Vescovo una sanguinosa rivincita, mandandolo a morte, nel 352.
7 Agosto
Nome: GAETANO
S. GAETANO da THIENE
Sacerdote (1480-1547)
Era nato a Thiene presso Vicenza e la sua famiglia portava lo stesso nome del paese d’origine. Studiò diritto a Padova, quindi seguì la vocazione al sacerdozio cui si sentiva chiamato, ma procrastinando a lungo la data della sua ordinazione, sentendosene indegno. Solo a 36 anni, fu ordinato.
Dopo la prima esperienza pastorale a S. Maria di Malo presso Vicenza, si trasferì a Roma, dove ebbe l’ufficio di notaio apostolico. Vista la vita a volte, tutt’altro che coerente alla loro vocazione di parte del clero, pensò a fondare una congregazione di preti che si ispirasse all’esempio degli Apostoli di Gesù, facessero vita comune come i religiosi e predicassero la santità per i fedeli e per i confratelli nel sacerdozio.
Egli stesso, fidando assai nell’aiuto della Provvidenza divina, tracciò le linee della sua congregazione, ma lasciò all’amico Mons. Paolo Garafa, Vescovo di Chieti (antica Teate, dei latini) l’onore della fondazione.
Così la nuova Famiglia religiosa ebbe il nome di Teatini. Nel 1524, Papa Clemente VII approvò la Compagnia che ebbe il primo superiore nello stesso Mons. Garafa e agì come il buon lievito nella pasta, contribuendo, con umiltà e con energia insieme, alla riforma dei costumi.
Padre Gaetano visse nell’ombra, animando alla santità i suoi religiosi e coloro che nel suo apostolato aveva modo di avvicinare.
Lo stesso Mons. Garafa, nell’Istituto, maturò la sua missione di restauratore della vita cristiana e sacerdotale e la porterà a compimento, quando nel 1555 sarà eletto Papa, con il nome di Paolo IV, uno dei Papi del Concilio di Trento cui la Chiesa deve la sua rinascita dopo la bufera del protestantesimo.
Da parte sua, Gaetano si impegnò a fondo nell’assistenza dei fedeli più bisognosi di aiuto spirituale e materiale, i poveri, i malati, gli incurabili. Aprì oratori e ospedali, si interessò delle vittime degli strozzini e degli usurai, per le quali vittime istituì i “monti di pietà”. Eroico nell’assistere gli appestati a Napoli, morì di sfinimento in mezzo a loro nel 1547. Fu canonizzato nel 1671, da Papa Clemente X.
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