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Il Santo del Giorno: 20 gennaio

Il Santo del Giorno si propone di essere una rassegna quotidiana sulla storia dei Santi, contenuti all’interno del Calendario Vaticano e custoditi nella memoria della Chiesa.

Narrazioni di maestri di vita cristiana di tutti i periodi storici che, come fari luminosi, illuminano e orientano il nostro cammino.

Il Santo del giorno

20 Gennaio

Nome: FABIANO

S. FABIANO
Papa (†250)

All’inizio del gennaio 236, era morto a Roma il Papa Antero, santo, di origine greca, dopo poco più di un mese di pontificato. Il popolo e il clero romano si erano radunati per eleggere il suo successore. Fabiano si unì al gruppo per vedere come sarebbe finito il raduno.

Ed ecco una colomba bianca posarsi sopra il suo capo, suscitando la meraviglia di tutti. Proprio per questo, fu eletto lui stesso alla cattedra di S. Pietro, in Roma, fu il ventunesimo Papa della serie.

Stupito e disorientato della chiamata altissima a cui era stato destinato, in un tempo difficile per le persecuzioni sempre imminenti, trovò nella fede e nella grazia di Dio la luce e l’energia per essere all’altezza della situazione.

Governò in modo ineccepibile ed efficace, soprattutto con l’esempio di una santa vita. Divise la città in sette regioni amministrative e le affidò ad altrettanti sacerdoti con il compito di amministrare i Sacramenti, di predicare, di insegnare; affiancò a loro i diaconi per presiedere alla carità, e un gruppo di notai con il compito di registrare gli atti dei martiri.

Migliorò lo stato delle catacombe, luogo di preghiera e di rifugio nel pericolo, oltre che per la sepoltura dei martiri. Si impegnò per far tornare a Roma dalla Sardegna i corpi di papa Ponziano e del martire Ippolito, morti in esilio, per dar loro decorosa sepoltura in città.

La sua azione di governo e di organizzazione della vita cristiana a Roma fu così intensa che preoccupò l’imperatore Decio, il quale scatenò contro la Chiesa una delle più terribili persecuzioni. Il 20 gennaio 250, cadde vittima della persecuzione anche papa Fabiano.
Fu sepolto nelle catacombe di S. Callisto che egli stesso aveva restaurato e dove aveva collocato il corpo di tanti martiri della fede.

Nel 1854, nelle catacombe di S. Callisto, nella “cripta dei Papi” si scoprì la pietra sepolcrale su cui è inciso il suo nome, il suo titolo e l’abbreviazione della parola “martire”, in lettere greche. E’ uno dei più grandi Pontefici dei primi tempi.

 

20 Gennaio

Nome: SEBASTIANO

S. SEBASTIANO
Martire (†288)

Sebastiano – racconta S. Ambrogio, Vescovo di Milano – nacque a Milano nel III secolo, da genitori originari di Narbonne, città della Gallia.

Segretamente cristiano, intraprese la carriera militare e diventò ufficiale dell’esercito imperiale di Roma. La sua carica lo condusse a essere amico dello stesso Imperatore Diocleziano, ma con lo scopo segreto di introdursi a corte per aiutare i fratelli cristiani, allora ricercati a morte durante la persecuzione.

Sperava anche di convertire a Cristo i numerosi detenuti nelle prigioni e gli stessi soldati. Il Papa di allora approvava, tacitamente, la sua opera. Nel suo ambiente, Sebastiano si fece apostolo persuasivo del Vangelo di Gesù, tanto che riuscì a convertire lo stesso governatore di Roma, Cromazio e il figlio di lui, Tiburzio.

Convertì anche Tranquillino e Marcia, Nicostrato e Zoe, genitori dei martiri Marco e Marcellino, che egli stesso aveva assistito nell’ora del supplizio. Il loro luminoso esempio, convinse a farsi cristiani anche il loro carceriere Claudio e 16 prigionieri, i quali, scoperti nella loro fede cristiana, finirono con il pagarla con il martirio.

La testimonianza di Sebastiano e la sua azione davvero missionaria, lo portarono a essere denunciato all’imperatore, come cristiano.

Diocleziano lo fece chiamare e si lamentò: “Io ti ho sempre aperto le porte del mio palazzo, ti ho ritenuto un amico, mentre tu, di nascosto tramavi contro la mia persona e facevi ingiuria aperta agli dei di Roma”.

Sebastiano, senza paura alcuna, gli rispose convinto: “Per te, imperatore, per la tua salvezza, io ho sempre pregato Cristo, e per la prosperità dell’impero ho supplicato Dio che è nel cielo”. Diocleziano, che davvero lo stimava e gli era amico, cercò in tutti i modi di salvargli la vita, invitandolo a offrire incenso agli dei. Sebastiano rimase incrollabile: “Non tradirò mai Cristo che amo e che adoro come unico mio Dio”.

 

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