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Il santo del Giorno: 20 agosto

Il Santo del Giorno si propone di essere una rassegna quotidiana sulla storia dei Santi, contenuti all’interno del Calendario Vaticano e custoditi nella memoria della Chiesa.

Narrazioni di maestri di vita cristiana di tutti i periodi storici che, come fari luminosi, illuminano e orientano il nostro cammino.

Il Santo del giorno

20 Agosto

Nome: BERNARDO

S. BERNARDO
Abate e Dottore della Chiesa (1090-1153)

Terzo dei cinque figli del conte di Borgogna, Tescellino, Bernardo nacque nel 1090 tra gli ori e i broccati del castello di Fontaines.

Giovane pieno di grazia e di bellezza, intelligente e brillante, distintissimo per i suoi occhi azzurri, i capelli chiari e il fisico snello, a 16 anni, nel suo cuore, aveva già deciso di consacrarsi a Dio.

Ventenne, entrò nel monastero di Citeaux (Cistercium) presso Digione, dove fu tutto di Cristo. Bernardo fu seguito da altri trenta giovani sulla stessa via. Diventato sacerdote e monaco, riformò la regola con maggiore austerità, dando origine all’Ordine che da Citeaux si chiamò Cistercense e si diffuse in tutta Europa.

Il suo centro più illustre fu Chiaravalle, da dove irradiò la sua riforma e la sua potente azione, lui tutto contemplativo, a servizio della Chiesa, dell’Europa, coinvolgendo nel suo giro, umili cristiani, nobili, re, vescovi e pontefici.

Unendo lo studio e la preghiera da una parte, all’azione apostolica e “politica”, dall’altra, Bernardo fondò 68 monasteri, dalla Spagna alla Siria, dalla Sicilia alla Svezia, scrisse trattati di teologia e di spiritualità con un amore ardente a Cristo e alla Madonna, della quale fu il cantore (“Il cantico dei cantici”, “Il trattato dell’amore di Dio”, “Il trattato della grazia e del libero arbitrio”), che gli meriteranno il titolo di “dottore della Chiesa”.

Nel medesimo tempo, predicò la seconda crociata, intervenne come pacificatore nelle contese che dividevano l’Europa, collaborò con i Papi nella riforma della Chiesa, riportandola sempre di più ad essere ad immagine di Cristo.

I monasteri, retti dalla sua sapiente regola, diventarono, oltre che centri di vita religiosa e di predicazione, scuola di cultura, di coltivazione dei campi, di lavoro, di promozione umana alla luce del Vangelo.

Noto in tutta la Chiesa, vide nel 1145, uno dei suoi monaci essere eletto al sommo Pontificato con il nome di Eugenio III (futuro “beato”), per il quale scrisse un trattato di vita spirituale in cui lo invitava a non dimenticare la cura della sua anima, mentre attendeva al governo della Chiesa.

Il suo principio è che l’amore di Cristo è la più grande forza per farsi santi. Morì nel 1153. Dante lo elogia nel “Paradiso”, per “la vivace carità” e come “cavaliere di Maria”.

20 Agosto

Nome: FILIBERTO

S. FILIBERTO
Abate († 685)

Era nato in Guascogna, quella regione della Francia che più tardi passerà addirittura in proverbio per amor di rnillanteria, e visse, sotto i Re merovingi. Il padre, funzionario e nobile, era stato eletto, secondo gli usi del nascente feudalesimo, Vescovo della diocesi di Aire.

Uomo di mondo più che uomo di Chiesa, aveva ottime relazioni con la Corte; e al Re stesso, Dagoberto, raccomandò il proprio figlio, mandato tredicenne a Palazzo. Invece di brigare per una facile carriera, Filiberto fece amicizia con due futuri Santi, e dopo pochi anni lasciò la Corte per ritirarsi nel monastero fondato da uno del suoi amici a Rebais, e che era detto anche “Gerusalemme”.

Nella “Gerusalemme” francese il figlio del Vescovo di Aire fece dura scuola di preghiera e penitenza, istruendosi così bene nella vita monastica da venir designato, poco più che trentenne, Abate del monastero.

Ma non era facile, in quegli anni, per un monaco e specialmente per un monaco Santo, andar d’accordo col potente e famigerato Ebroino, maestro di Palazzo del Re, cioè una sorta di dispotico ministro degli interni.

Filiberto lo affrontò più volte rimproverandogli diverse malefatte e fu ripagato con velenose calunnie.
Dopo una breve prigionia, dovette lasciare il paese e mettersi sotto la protezione del Vescovo di Poitiers.

Morto Ebroino, assassinato nel 683, Filiberto rientrò come Abate a Jumièges, accoltovi in trionfo. Ma non riposò sugli allori e seguitò a restaurare monasteri e a costruirne dei nuovi, prima di morire nella prediletta isola di Noirmoutier, verso il 685, un 20 di agosto.

Ma per San Filiberto, la pace della tomba fu un’espressione puramente letteraria, o meglio unicamente spirituale. Le incursioni normanne sulle coste della Francia, cent’anni dopo, misero in pericolo l’isola di Noirmoutier e le reliquie di San Filiberto che peregrinarono di monastero in monastero per altri due secoli, portando anche in Francia la devozione per il Santo.

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