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Il Santo del Giorno: 12 ottobre

Il Santo del Giorno si propone di essere una rassegna quotidiana sulla storia dei Santi, contenuti all’interno del Calendario Vaticano e custoditi nella memoria della Chiesa.

Narrazioni di maestri di vita cristiana di tutti i periodi storici che, come fari luminosi, illuminano e orientano il nostro cammino.

Il Santo del giorno

12 Ottobre

Nome: SERAFINO

S. SERAFINO
Cappuccino (1540-1610?)

Serafino è nome abbastanza diffuso in Italia. Ed è nome angelico, perché “Serafini” sono detti, nella Bibbia, certi esseri celesti apparsi al Profeta Isaia. Esseri con aspetto umano, ma con l’insolita caratteristica di essere “ardenti” o “brucianti”, perché tale è il significato della parola ebraica Seraphim.

Fu un Serafino, infatti, a bruciare e quindi a purificare, con una pietra rovente, le labbra del profeta biblico. Fu un Serafino colui che saetterà cinque dardi di fuoco sulle membra di Francesco d’Assisi, aprendo le ferite delle Stigmate.

Forse per devozione del serafino apparso, alla Verna, a San Francesco, il nostro Santo, che si chiamava Felice, prese il nome di Fra Serafino, entrando fra i Francescani di Jesi (Ancona), nel ramo dei Cappuccini. Era nato nelle Marche, a Montegranaro, nel 1540, ed era figlio di famiglia contadina.

Fu pastore fino alla morte del padre, quando bussò alla porta del convento dei Cappuccini. E trascorse l’intera sua esistenza di francescano nell’orto e in umili lavori. Ma l’orto accudito da Fra Serafino produceva assai di più di quanto fosse necessario alla frugale comunità conventuale, e il frate ortolano poteva dunque dare larga parte dei suoi frutti ai poveri.

Qualche superiore talvolta scuoteva la testa, rimproverando l’eccessiva generosità, ma prima o poi doveva ricredersi. La fecondità dell’orto aveva qualcosa di portentoso, e non bastava a spiegarla l’assiduo lavoro del frate ortolano.

Ma accanto alla vita operosa, il cappuccino di Jesi sentiva profondo il richiamo della vita spirituale. Trascorreva in chiesa tutte le ore libere dal lavoro dell’orto, e serviva la Messa con tale intensa devozione da commuovere anche i fedeli più distratti.

Il frate converso marchigiano comprendeva e viveva intensamente il grande dramma dell’altare eucaristico. Aveva sessantatré anni quando egli stesso chiese con insistenza il Viatico, mentre nessuno credeva prossima la sua fine. E dopo spirato – semplice anche nella morte – la voce del popolo, che lo diceva Santo, giunse anche alle orecchie del Papa, Paolo V, il quale autorizzò l’accensione di una lampada sulla sua tomba, ancor prima della canonizzazione ufficiale.

 

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