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Il Lotto: Un Gioco pericoloso

Il lotto: un gioco antico e popolare che ha affascinato le persone per secoli. Scopri la sua origine e la sua storia

Il Lotto: Un Gioco pericoloso

La visione del gioco secondo secondo “Inseguo la Sorte”

Ma fra tutti i giochi, quelli più diffusi e più comuni sono i lotti, le lotterie, le tombole, le riffe. Il lotto fu inventato, si dice, da un certo Cristoforo Taverna.

Nelle storie si menziona per la prima volta nel 1448. In principio proponeva come premio sette borse, dette borse della fortuna; ma probabilmente furono otto, per cui forse si disse gioco dell’olio e poi del lotto.

Alcuni dicono che il lotto fu inventato a Genova, altri in altri luoghi e da altre persone; ma dove e da chi, poco importa accertarlo.

Papa Clemente XI lo proibì verso l’anno 1700; ma il suo successore Innocenzo XIII lo rimise in vigore aumentando il venti per cento sull’ambo e l’ottanta per cento sul terno. In Francia, in trentotto anni, diede due miliardi d’introito.

Oggi nel regno d’Italia dà oltre agli ottanta milioni di entrata; ce lo ha detto un signor Ministro delle finanze. Chi mantiene il lotto è dunque sicuro di non perdere mai, anzi è certo di guadagnare sempre.

Ma che direste di due persone che giocano, e di cui una è sempre sicura di vincere? Non direste che si ruba? Tale e quale è nel lotto. Con i novanta numeri che stanno nell’urna si possono combinare 117.480 terni, mentre nei cinque numeri che si sorteggiano non si contengono più di dieci terni.

Ponete a confronto i 117.480 terni che stanno nell’urna con i dieci terni dell’estrazione e poi ditemi se questo gioco non è disonesto. Lasciamo stare poi le quaterne e gli ambi.

Ma volete un’idea più materiale della remota probabilità di vincere al lotto? Sentite: si mescolino alla rinfusa quarantacinque pecore bianche con cinque nere, e uno bendato cerchi di ritrovare le pecore nere.

Credete che gli sarebbe facile? Un saggio, per mostrare alla povera gente quanto sia dannoso il lotto, aprì egli stesso un botteghino; ma, invece di denaro, prendeva e dava noci con le proporzioni ordinarie di questo gioco. Ebbene, in pochi mesi le noci di quel paese e dei dintorni finirono tutte nella casa del saggio.

La povera gente, con questa ingegnosa esperienza, fece senno e non giocò più: e sia benedetta sempre la memoria di quel grand’uomo.

Gli Effetti Negativi del Gioco

Nel gioco del lotto si guarda solo ai trenta che vincono e non ai trecentomila che perdono. E però nasce quella grande tentazione di giocare; e però, giocato una volta, si continua a giocare le mille altre.

E non è vero che chi vince al lotto può tirarsi indietro e dirgli addio; non è vero, perché il fatto ci dice tutto il contrario. Quando il lotto afferra l’uomo non agiato, non lo lascia fino alla morte.

Un prete assisteva un giocatore che stava per morire e lo esortava a pentirsi per amore delle cinque piaghe, ma il moribondo lo interruppe dicendo: “Che cinque? Sono tre: tre ti dico, corpo… sono tre: 17. 36. 49!”

Tremenda è dunque l’imprecazione che si suol fare al nemico: “Possa vincere un terno al lotto!” Chi ha vinto al lotto, vi si slancia a corpo perduto, e la sua buona ventura è finita.

Per causa del lotto il popolo si avvezza a sragionare, poiché si crede che un sogno, un annegato, un ucciso, un incendio, una rovina, un qualunque altro avvenimento possano istillargli nel cervello i numeri che sortiranno dall’urna e che dipendono dal puro caso.

Al lotto segue anche la superstizione, perché le cose più sante di Dio si mischiano con le cose vane o ignorate dalla mente dell’uomo.

Il lotto soffoca il sentimento che si ha verso i figli, perché spesso toglie loro perfino il necessario. Il lotto fa perdere il credito, perché la società ritiene il giocatore come un miserabile o un imbecille. Ma il più grande male che deriva dal lotto è che toglie l’abitudine al lavoro.

Il giocatore perde la maggior parte del tempo nel fare cabale, nel notare i gradi del sole e della luna, nel consultare il libro dei sogni, nell’accatastare numeri a foggia di piramidi o di colonnine.

Egli non si cura di lavorare oggi, perché spera di arricchirsi domani; e, quando poi la necessità lo costringe a riprendere il lavoro, se ne va con la fantasia al terno e alla quaterna, e il lavoro non cresce ed è male eseguito.

Ed ecco, per colmo di sventura, un compare, ossia un mariuolo che, con la scusa di volerlo illuminare per la prossima estrazione, si fa pagare un bicchier di vino con qualche menzogna!

Chi gioca al lotto è un gran merlotto. Nel lotto si perde l’abitudine al risparmio e il pensiero del futuro. Il giocatore, con l’idea di rifarsi il sabato, porta al botteghino tutto ciò che poteva servire agli agi della vita.

Quel denaro che sarebbe stato meglio in una cassa di risparmio o in uno scrigno della propria casa, si va invece a buttare in bocca al lupo.

Ah, poveri illusi! E perché non si presta attenzione alle persone istruite e sagge? Costoro, quantunque amino l’agiatezza come ogni altro uomo, non ricorrono mai al lotto, perché sanno che chi dal lotto spera soccorso, mette il pelo come un orso; e che chi gioca al lotto, in rovina va di trotto.

Un certo montanaro, una volta, scese dal suo nevoso villaggio alla sottostante città; e, visto che molti correvano a giocare al lotto, domandò di che si trattava.

Gli fu risposto che per pochi soldi si promettevano grandissime somme. Tutto meravigliato, il montanaro voltò le spalle dicendo: “Oh, io non giocherò mica, perché qui si promette troppo!” E quel montanaro era molto avveduto.

Piaccia a Dio che una volta per tutte si possa ricordare il lotto come un antico pregiudizio, come, ad esempio, ricordiamo la tortura, le streghe, gli incantesimi, la magia, il sortilegio, la divinazione, l’augurio, l’incubismo e via dicendo.

Non curiamoci se molti ne rimarranno dolenti. Quante migliaia di ricchi non sono rimasti addolorati in America dopo l’abolizione della schiavitù dei Negri?

Anche il pazzo non ama di farsi legare; ma l’umanità vuole che non si lasci in balia di sé stesso.

I numeretti e le lotterie 

Il gioco dei numeretti è un vero contrabbando del lotto, e forse più dannoso del lotto stesso, perché, ammettendo perfino la tenue giocata d’un soldo, se ne appassionano di preferenza le persone più miserabili.

Il gioco dei numeretti, non si sa bene perché, si suol chiamare anche numeri delle galline: forse perché nei primi tempi si davano in premio galline. Nelle Marche vi ho giocato anch’io una volta, per solo fine di rendermi certo del fatto.

Lotterie, tombole e riffe

Le lotterie poi, le tombole e le riffe si potrebbero ritenere come manutengoli del lotto, giacché ne promuovono l’abitudine.

Perciò io non farei tombole né lotterie né riffe neanche per ragioni di beneficenza. Il bene si faccia, e io plaudo; ma non mai con mezzi che nuocciono all’operosità previdente delle famiglie. Ma dunque, si dirà, non potremo giocare a tombola neppure in casa nostra?

E con la semplice promessa di pochi centesimi? Tutto si può e anche questo si potrebbe, perché alla fin dei conti non sarebbe uno spavento.

Ma si è sicuri che, giocato a tombola in una casa, non venga la tentazione di giocare al botteghino? Il meglio è non esporsi al pericolo. Per me lotto, numeretti, lotterie, tombole, riffe sono tutta una cosa; sono immoralità coperta e danno vero e aperto alle famiglie povere.

Dunque, di nuovo, o Governi, abolite il lotto!

Torino 5.52.19

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