Il Lotto di Suor Giuseppa

Suor Giuseppa, prima di prendere i voti, si chiamava Maria T. ed è nata in un paesino della bassa toscana, quasi proprio al confine laziale, settima figlia di una madre di 7 figli: 6 maschi e una femmina.

Lei, Suor Giuseppa.

Non era mai mancato nulla in quella casa di contadini, ma alla morte dei suoi genitori, avvenuta in un incidente stradale, lei sola dei sette fratelli, fu affidata a una famiglia benestante della Tuscia.

Come nasce un amore

Una famiglia osservante, cattolica e dedita all’altruismo e che diede a una Suor Giuseppa bambina, e poi adolescente, la consapevolezza che nella vita si ha bisogno degli altri.

Cresciuta in quei valori di famiglia, di fede e di religione, si trovò ispirata, al compimento dei suoi 21 anni, da un sogno illuminante, che la condusse verso quel percorso che attualmente sta ancora attraversando.

Una vita dedicata

Aveva visto, in quel sogno, una luce che non si può descrivere, ma che l’aveva attraversata tutta, da capo a piedi, inondandola di una gioia inesprimibile che, voleva, non terminasse mai.

Quell’estasi l’ha condotta in giro per il mondo, e tanti sono stati i paesi visitati, ma ovunque andasse c’era sempre la sofferenza, il dolore, gli sguardi attoniti che ti fissavano vuoti, inespressivi, in attesa di sorella morte.

Il riposo

Ora, quasi a compiere i suoi 80 anni, Suor Giuseppa partecipa alle funzioni nel suo nuovo eremo, un convento di consorelle, in cui la maggior parte sue coetanee, provenienti da tutte le parti del mondo.

Sono quasi quattro anni che Suor Giuseppa vive in questo convento e, potrà sembrare davvero strano, ma questa suora ha sentito parlare di noi, di Lotto Gazzetta, di me.

L’incontro

Non è tanto distante da dove vivo, in poco più di un’ora e mezza di macchina ci si arriva, percorrendo delle provinciali che si lasciano ammirare per gli stupendi paesaggi che offrono al piacere della vista.

Ed è lì che mi sono recato la prima volta che ho incontrato Suor Giuseppa, seduti in un ampio chiostro ombreggiato da una quercia gigantesca, dalla quale filtravano raggi di sole simili a saette splendenti, quasi ad incorniciare di puro e casto quanto il suo volto potesse, e può, ancora esprimere.

Siamo numeri

Restai sorpreso della sua esperienza acquisita sul campo, quasi fosse un suo tributo a Lotto Gazzetta che, per lei, è per davvero utilissimo e che gli insegnato, e poi aperto, un mondo dove perdersi con i numeri, e dove i numeri hanno a che fare con L’ Altissimo.

Quando gli ho chiesto del suo interesse per il Lotto ha risposto così: “Il Signore vede e provvede, nulla sfugge al suo sguardo, nemmeno l’ultimo atomo sperduto nell’infinito multiverso, e io cerco di trovarlo nei numeri, perché ogni numero gli appartiene”.

Chiesi il perché del senso di appartenenza e rispose che, noi tutti, siamo numeri.

I suoi occhi

Discutemmo di tante cose, e la cosa che più mi ha affascinato, tant’è che glielo dissi, sono stati i suoi occhi. Un grigio pallido evanescente che verso il centro davano vita a una perla bianca lattiginosa, leggermente opaca.

Ti osservavano e allo stesso tempo erano persi dietro di te, quasi come a compenetrarti e leggerti dentro, una sorta di scanner biometrico al quale non potevo oppormi.

Gli dissi della sensazione e mi disse che non ero il primo, e che non sarei stato nemmeno l’ultimo.

In contatto

Da allora siamo restati prima in contatto telefonico, poi qualche e-mail nelle quali mi esponeva qualche sua teoria per battere il Lotto, chiedendomi cosa ne pensassi.

Secondo me è diventata brava nel ricavare le previsioni e, perciò, l’ho invitata a pubblicarne qualcuna, magari così potrebbe contribuire a dare luce a qualche “anima spenta”, come le definisce lei.

Dice di essere timida, ma credetemi, in tutto il tempo passato con lei, sono sempre stato io ad essere in soggezione, e dice anche, se voglio, posso illuminarmi di più.