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I numeri al LOTTO del Santo del Giorno: 9 giugno

Il Santo del Giorno si propone di essere una rassegna quotidiana sulla storia dei Santi, contenuti all’interno del Calendario Vaticano e custoditi nella memoria della Chiesa.

Narrazioni di maestri di vita cristiana di tutti i periodi storici che, come fari luminosi, illuminano e orientano il nostro cammino.

Il Santo del giorno

9 Giugno

Nome: ANNA MARIA

Beata ANNA MARIA TAIGI
Madre di famiglia († 1837)

Nata a Siena da un farmacista poco fortunato, Anna Maria Taigi si trasferì con la famiglia a Roma, dove ebbe appena modo di imparare a leggere, ma non a scrivere. Fece l’operaia; andò a servizio.

Avvenente, piacente ed anche d’una certa ricercatezza nel vestire, a ventun anni sposò un facchino di casa Ghigi, Domenico Taigi, dal quale ebbe sette figli.

La paga del marito era troppo scarsa per una famiglia tanto numerosa, ed Anna Maria ebbe da pensare, per tirare su la prole e mostrarsi sempre amorevole verso il marito, che considerò suo signore e padrone.

La sua grande virtù consisteva nel mostrarsi sempre serena e sorridente anche nei momenti più difficili. Un bambino rompeva la scodella?: “Occorre dar lavoro ai maiolicai” – diceva Anna Maria raccogliendo i cocci. Il marito rientrava a notte fonda? Anna Maria era ad attenderlo sorridente con la cena in caldo.

Il segreto di questa serenità era nella preghiera. In un angolo della camera aveva un altarino, col lume ad olio sempre acceso. Nonostante ciò ella confessava di avere tentazioni fortissime, che vinceva con l’aiuto della Madonna. La fama della sua eroica virtù si sparse nel rione, giunse in Vaticano, a Firenze, a Torino.

Cardinali e Regine ricorsero al suo consiglio spirituale. Di fronte a sé, nei momenti di estasi, ella vedeva un sole sormontato da una corona di spine, ma quasi rifiutando quei doni soprannaturali, diceva al Signore: “Lasciatemi tranquilla: io ho le mie occupazioni.

Sono una madre di famiglia”. Nell’invecchiare non rallentò il ritmo di lavoro, pur soffrendo di reumatismi, d’asma, di gotta, d’ernia. Sorrideva tra le sofferenze, dicendo: “Le pene del Purgatorio saranno peggiori”. Soffriva di atroci mal di testa, che s’intensificavano nel giorno di venerdì.

Meditava la Passione di Gesù, e la sua morte avvenne un venerdì, il 9 giugno 1837. La sua salma fu immediatamente oggetto di venerazione. Nel 1852 venne introdotta la causa di beatificazione e tra i testimoni fu convocato un vecchio di ottantadue anni, Domenico Taigi, il marito di Anna Maria.

Interrogato sui miracoli della moglie, egli rispose molto semplicemente queste parole: “Ella faceva continuamente miracoli provvedendo a tutti i bisogni della famiglia.

9 Giugno

Nome: EFREM

S. EFREM
Diacono e Dottore della Chiesa (306-373)

Suo padre, sacerdote pagano, vedeva come il fumo negli occhi che la madre già cristiana educasse il figlio nella fede.

Efrem, nato a Nisibi in Mesopotamia, intorno al 306, quando ancora il Cristianesimo era perseguitato dagli imperatori romani e dalle autorità locali, aderì fin dalla fanciullezza a Gesù Cristo con aperta convinzione. Il fatto indispettì suo padre che lo cacciò di casa.

A 18 anni, ricevette il Battesimo e per qualche tempo lavorò come inserviente a Edessa. Quando la città natale fu occupata dai persiani, ritornò a casa per aiutare i compatrioti, soprattutto i più poveri.

Ordinato diacono, si dedicò allo studio e alla predicazione della Parola di dio e al servizio dei più poveri. Assai intelligente, colto nelle Verità della Fede, dotato di vena poetica, appellandosi più al sentimento che alla logica, ma sempre fedele alla dottrina di Cristo, compose luminose opere di poesia teologica che lo resero noto in tutto il mondo cristiano.

I suoi versi semplici ma piuttosto eleganti si adattavano al canto collettivo, che S. Ambrogio di Milano, in occidente, e Diodoro d’Antiochia, proprio in quell’epoca stavano divulgando.

Proprio per questo, Efrem è stato definito “l’arpa dello Spirito Santo”. E’ anche noto come il poeta e il cantore di Maria SS.ma, alla quale dedicò una ventina di inni, traboccanti di devozione e di affetto.

Chiamò Maria “redentrice degli schiavi”, “salvezza di tutti”, “mediatrice di quanto di bello c’è al mondo”, senza nulla ovviamente diminuire al ruolo unico di Cristo nella redenzione. Maria è per Efrem “la conciliatrice della terra e del cielo”.

Tra gli scrittori più antichi, cantò la sua immacolatezza, definendola “più splendida del sole, corona delle vertigini, incorrotta, tutta pura”. Per lui è indiscutibile la sua “Immacolata Concezione”, che Papa Pio IX definirà nel 1854. A Edessa, Efrem trascorse gli ultimi dieci anni (morì il 9 giugno 373).

E’ il più grande scrittore della Chiesa in Siria, la quale canta ancora nella sua Liturgia i suoi inni. Per la teologia fedele alla tradizione apostolica è venerato come dottore della Chiesa.

9 Giugno

Nome: PRIMO, FELICIANO

Santi PRIMO E FELICIANO
Fratelli Martiri (III sec.)

Primo: il primo nato, il figlio primogenito e, di solito, atteso, benvenuto e desiderato. Tale è il chiaro significato di questo nome, di origine latina. Un nome abbastanza diffuso, anche se di solito limitato ai figli primi nati.

Non sono molti i santi chiamati così, e quello ricordato il 9 giugno è certamente il più noto. Nel martirologio non figura da solo, ma in compagnia di San Feliciano, che le leggende dicono suo fratello. Insieme, i Santi Primo e Feliciano formano dunque una delle molte coppie di Santi celebri nella devozione popolare, e che appaiono come vivente simbolo della “fraternità” tra tutti gli uomini che fu, e rimane, una delle caratteristiche fondamentali dell’insegnamento cristiano.

La storia dei Santi Primo e Feliciano è breve. Pare che i due fratelli vivessero a Roma, sullo scadere del III secolo.
Erano intenti ad opere di pietà e di cristiana carità, quando vennero denunciati da alcuni sacerdoti pagani e arrestati in un momento in cui ambedue gli Imperatori Diocleziano e Massimiano si trovavano a Roma, il che avvenne, secondo gli storici nell’anno 286.

Condotti a Nomentum, cioè l’odierna Mentana, furono interrogati e torturati, affinché sacrificassero agli dei. Al loro ostinato rifiuto, il giudice Promotus li condannò alla decapitazione. La sentenza venne eseguita al tredicesimo miglio della via Nomentana, e i due giustiziati vennero sepolti lì vicino, nel luogo detto “Arco nomentano”.

Nei secoli successivi, la loro sepoltura fu meta di numerosi pellegrinaggi e centro di vivace devozione. Quando, sulla metà del VII secolo, l’invasione dei feroci Longobardi minacciò la sicurezza di quel santuario, il Papa Teodoro I ritenne più prudente trasportare le reliquie dei due Martiri entro le mura di Roma, sul Celio, nella chiesa detta di Santo Stefano Rotondo.

Sembra che questo “inurbamento” dei due fratelli, Primo e Feliciano, sia il più antico esempio del trasferimento delle reliquie di martiri, da una sepoltura suburbana a una chiesa di città, perché il loro culto sopravvisse anche in tempi calamitosi.

I numeri di oggi sono:

Palermo e Tutte, al Millionday e al 10eLotto ogni 5 minuti

6.25.34.70.86

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