Il Santo del Giorno si propone di essere una rassegna quotidiana sulla storia dei Santi, contenuti all’interno del Calendario Vaticano e custoditi nella memoria della Chiesa.
Narrazioni di maestri di vita cristiana di tutti i periodi storici che, come fari luminosi, illuminano e orientano il nostro cammino.
Il Santo del giorno
20 Luglio
Nome: AURELIO
S. AURELIO Vescovo (V sec.)
Sant’Aurelio fu Vescovo di Cartagine, quando l’antica rivale di Roma era ancora la capitale dell’Africa. Il Vescovo di Cartagine era perciò il Primate di tutta l’Africa, e avrebbe potuto aspirare al titolo di Patriarca, come quello di Costantinopoli.
Egli aveva autorità su moltissimi Vescovi, tra i quali il Vescovo di Ippona. Quando Vescovo di Cartagine fu Sant’Aurelio, Sant’Agostino fu Vescovo di Ippona. Aurelio non era un letterato; sembra addirittura che non avesse dimestichezza neppure con la grammatica.
Ma la grammatica non è indispensabile al buon governo della Chiesa. Sono invece necessarie la saggezza, la prudenza, l’umiltà, e soprattutto lo spirito di abnegazione, che soltanto la grazia divina dà e mantiene nei Santi. Aurelio fu un Vescovo esemplare, in tempi eccezionali.
La Chiesa africana era tormentata dal rinascente Paganesimo, dall’eresia pelagiana, dalla scissione donatista, e infine dall’oziosità di molti monaci, che scambiavano la vita contemplativa con la fannullonaggine. Per combattere questi mali, il Vescovo Aurelio convocò e presiedette ben 35 concili provinciali.
La saggezza del Vescovo di Cartagine si rivelava in maniera particolare durante questi concili. Al momento buono, dava la parola a Sant’Agostino, verso il quale non aveva né la più piccola prevenzione né minima gelosia, e Sant’Agostino, dietro l’invito di Sant’Aurelio, scrisse il De opere monachorum. Umilmente, Sant’Aurelio riconosceva le grandi qualità intellettuali del vescovo di Ippona, come Sant’Agostino s’inchinava devotamente dinanzi alle grandi qualità spirituali del Vescovo di Cartagine.
Da Roma, i Papi consideravano l’uno e l’altro due luminari della grande Chiesa d’Africa, che in quegli anni saliva ai fastigi della Cristianità. Erano però gli ultimi bagliori di un’età luminosissima, perché nel 430 i Vandali invasero l’Africa. Il 20 luglio moriva il Santo vescovo di Cartagine, il 28 agosto moriva il Santo Vescovo di Ippona, assediata dai barbari.
Ma nella quasi assoluta rovina, le figure dei due grandi Vescovi, Aurelio e Agostino, restarono a vegliare sui destini della Chiesa, non soltanto quella d’Africa, ma quella universale.
Nome: ELIA
S. ELIA
Profeta dell’Antico Testamento (IX sec. a.C.)
Elia, profeta, appartiene all’Antico Testamento, ma la sua fedeltà a Dio, il suo carisma profetico è tanto grande che il suo nome è accolto dalla spiritualità cristiana, anche attraverso un Ordine religioso molto mistico: i Carmelitani, che si rifanno alla spiritualità di Elia e dei suoi discepoli.
Visse circa 850 anni prima di Cristo e la sua storia – un capolavoro letterario – è raccontata nel Primo Libro dei Re, capitoli 17-22, e nel Secondo Libro dei Re, capitolo 2. Acab, re d’Israele, aveva suscitato l’ira del Signore per avere sposato una straniera, Gezabele di Sidone, la quale aveva introdotto il culto del suo dio, Baal, e aveva ucciso i profeti del Signore.
Elia, l’unico profeta rimasto fedele, sfidò i profeti di Baal per dimostrare che il loro non era il vero Dio. Disse: “Portiamo due tori per il sacrificio. I sacerdoti di Baal preghino il loro dio, io pregherò il Signore. Il dio che risponderà accendendo il fuoco del sacrificio è il vero Dio”. I sacerdoti di Baal gridarono e danzarono intorno al loro altare per tutta la mattinata, ma non accadde nulla.
A mezzogiorno Elia cominciò a burlarsi di loro: “Pregate più forte, può darsi che Baal dorma ancora e dev’essere svegliato”. Poi Elia eresse l’altare e vi pose sopra il toro squartato. Per tre volte fece bagnare la legna con i secchi d’acqua e pregò così: “Signore, dimostra che tu sei il Dio d’Israele”.
All’improvviso venne un fuoco dal cielo e bruciò tutto l’olocausto con la legna e sbriciolò le pietre dell’altare.
Allora il popolo si prostrò con la faccia per terra esclamando: “Il Signore è Dio!”. Allora tutti i falsi profeti di Baal furono arrestati e messi a morte (Dal I libro dei Re, 18,1-40). Ebbe molto a soffrire per l’infedeltà religiosa dei re d’Israele e la conseguente apostasia del popolo. Viveva sul monte Carmelo, circondato e venerato da discepoli, fra cui il profeta Eliseo, che fu il suo erede spirituale.
Smascherò i falsi profeti e condusse a conversione il popolo. Di lui si dice che non morì, ma fu rapito su un carro di fuoco verso il cielo, in attesa di un suo ritorno sulla terra per preparare la venuta finale di Cristo a giudicare la storia. Elia appare insieme a Mosè sul Tabor nella trasfigurazione di Gesù, segno che l’antica Alleanza viene coronata dalla nuova con Gesù, figlio di Dio.
Nome: MARGHERITA
S.ta MARGHERITA (MARINA) di Antiochia
Martire († 305)
A Margherita martire, che i Greci chiamano Marina, è dedicato il duomo di Viterbo. Si tratta di una costruzione a pianta ottagonale progettata da Michele Sanmicheli la cui cupola è visibile anche da molto lontano; vi si conservano alcune reliquie della martire di Antiochia.
Secondo la tradizione, Margherita nacque ad Antiochia nella seconda metà del III secolo da una coppia pagana. La sua balia, una cristiana convinta, educò la bambina sin dalla nascita alla fede cristiana.
Anni dopo il padre si accorse che la figlia si era al-lontanata dal paganesimo e la denunciò al governatore Olibrio. Questi fu così colpito dalla bellezza della ragazza che non solo cercò di distoglierla dal cristianesimo, ma l’avrebbe anche voluta in sposa. Margherita, pur sapendo quali pericoli correva rifiutando l’offerta di Olibrio, dichiarò coraggiosamente al governatore che aveva dedicato la sua vita a Gesù Cristo, il suo sposo celeste: “Puoi forse pretendere che io rinunzi al cielo e scelga invece la polvere della terra?”.
Olibrio, umiliato, dette ordine di bruciarle il corpo con fiaccole accese, di appenderla per i capelli e di fustigarla.
La leggenda vorrebbe che alla prigioniera fosse apparso, nottetempo, un drago che però scomparve non appena ella si fece un segno di croce; anche le gravi ferite da lei riportate sarebbero scomparse miracolosamente.
La notizia di questo fatto si diffuse immediatamente nel popolo, suscitando un grande scalpore, tanto che un certo numero di pagani si fecero battezzare; l’ira del governatore Olibrio non conobbe più limiti. Ordinò che la giovane cristiana fosse decapitata sulla pubblica piazza (anno 305).
Nel Medioevo i contadini ritenevano che il 20 luglio, giorno di Santa Margherita (Marina), fosse uno dei più importanti dell’anno: si dava inizio al raccolto, si pagavano inoltre i canoni d’affitto delle terre. Santa Margherita è raffigurata nei modi più disparati. I più frequenti attributi di Margherita sono: palma, bastone che termina con una croce, corona, libro e pettine. L’arte figurativa ha spesso tratto ispirazione anche dal suo martirio.
Nome: SEVERA
S.ta SEVERA
Religiosa (epoca ignota)
Severa aveva tutte le qualità occorrenti alla direzione di un monastero: modestia, castità, affetto materno, capacità direttive, amore alla regola. Non sappiamo per quanto tempo essa sia stata a capo del monastero. La morte le sarebbe stata annunziata da una visione di angeli che cantavano le parole del Cantico dei cantici “Veni de Libano, sponsa mea, veni, coronaberis”.
Morì circondata dalle sue religiose allietata dalle musiche dei cori angelici. Fu sepolta a s. Sinforiano, ma in seguito le sue spoglie furono traslate nella basilica di s. Matteo di Treviri. Il culto di Santa Severa è antico e il santorale della diocesi di Treviri la cita; anticamente ne celebrava la festa il 13 agosto, attualmente il 20 luglio.
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