I numeri al LOTTO del Santo del Giorno: 1 giugno
Il Santo del Giorno si propone di essere una rassegna quotidiana sulla storia dei Santi, contenuti all’interno del Calendario Vaticano e custoditi nella memoria della Chiesa.
Narrazioni di maestri di vita cristiana di tutti i periodi storici che, come fari luminosi, illuminano e orientano il nostro cammino.
Il Santo del giorno
1 Giugno
Nome: FORTUNATO
S. FORTUNATO
Sacerdote (V sec.)
Fortunato era prete a Torrita, presso Montefalco. Visse tra il IV e il V secolo, e non sono molte le notizie sul suo conto. C’è però un particolare significativo, tramandato dalla tradizione, e che costituisce da solo una sintesi delle virtù del sacerdote umbro.
Per guadagnarsi la vita, San Fortunato lavorava la terra. Dava esempio di laboriosità, ma non di avarizia, che egli considerava tra i vizi più pericolosi. Un giorno, zappando, raccolse tra le zolle due monete terrose, in apparenza di poco valore.
Senza guardarle, le ripose in tasca, e seguitò a lavorare. Tornando a casa, la sera, incontrò un povero. Istintivamente, mise la mano nella saccoccia e ne trasse le due monete raccolte nel campo. Nella luce del sole morente, scintillavano con il fulgore dell’oro più puro. San Fortunato le guardò, e lo colse un tremito.
Temette di restar vittima dell’avarizia, e distolse allora lo sguardo dal bagliore, nascondendo il piccolo tesoro nella mano scarna del povero e allontanandosi in fretta. Con quel gesto, il sacerdote contadino intese insegnare come si vinca l’avarizia, non tanto disprezzando la ricchezza, quanto non considerandola.
Quando San Fortunato morì, i parrocchiani raccolsero la verga con la quale aveva guidato i buoi al pascolo; la verga del buon pastore mise radici, rami e foglie, crescendo in un albero ombroso, sotto il quale si raccolsero i fedeli per narrare, come in una fiaba, la storia del Santo di Torrita.
Nome: GIUSTINO
S. GIUSTINO
Martire (100-165?)
Simpatica figura di convertito, di uomo di cultura, di difensore della fede. Nacque a Nablus in Samaria (Palestina) all’inizio del II secolo, intorno al 100. Giovane intelligente e inquieto, cercava la verità, la risposta ai grandi interrogativi dell’esistenza, attraverso lo studio della filosofia.
Con la verità, cercava la felicità, senza però trovare né l’una né l’altra. Si ritirò nel silenzio del deserto della Palestina, dove confidò i suoi problemi a un vecchio saggio, che già credeva nel Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, immolato in croce in espiazione del peccato e risorto. Il vecchio gli disse: “Leggi i profeti, il Vangelo di Gesù e troverai quello che tu cerchi”.
Giustino li lesse e, illuminato dalla grazia di Dio, riscaldato nel cuore dall’amore di Gesù, si convertì al Cristianesimo, lasciando gli errori del paganesimo. In Gesù Cristo, trovò la Verità senza limiti, la risposta adeguata e definitiva a tutti gli interrogativi della vita. Dalla filosofia trasse gli elementi per dimostrare la ragionevolezza del Cristianesimo.
Nacquero così le due Apologie e il Dialogo con Trifone, prime sintesi del pensiero cristiano e opera di vero difensore (apologeta) della fede. A Roma, Giustino aprì una scuola, dove, con la sua capacità dialettica e la sua pre-parazione filosofica teneva vere “tavole rotonde” sui grandi problemi della verità e della religione, avviando molti alla fede.
Una vera presentazione e difesa della Chiesa contro gli attacchi di ogni genere dei pensatori pagani. L’eco della sua attività giunse al prefetto di Roma impegnato, secondo le norme imperiali, nella persecuzione contro i cristiani. Arrestato, venne processato.
Al prefetto che lo interrogava, Giustino, semplice e fiero, rispose: “Ho studiato tutte le scienze, ma solo nella dottrina cristiana che i cristiani seguono religiosamente, ho trovato la Verità”. Nel processo contro di lui, cercò di convertire a Cristo i suoi stessi giudici.
Non scostandosi in nulla dalla professione di fede, fu condannato a morte. Subita l’ingiuria della terribile flagellazione romana, fu decapitato con altri cristiani (163 o 165).
Nome: GRAZIA, BERNARDO
S.ta GRAZIA e S.BERNARDO (Zaida e Achmed)
Martiri († 1180)
Grazia e Bernardo (che prima si chiamavano Zaida e Achmed) erano figli di Almanzor, califfo musulmano di Lérida in Catalogna. Achmed fu allevato alla corte di Valenza. Ritornando da un viaggio in Catalogna, si fermò nel monastero cistercense di Poblet, vicino a Tarragona, e decise di farsi monaco, prendendo il nome di Bernardo.
Convertì al cristianesimo sua zia e le sue due sorelle, Zoraide e Zaida, che divennero Maria e Grazia. Ma un loro fratello, divenuto emiro, li fece arrestare per apostasia. Furono martirizzati intorno al 1180. Tutti e tre sono patroni di Alzira in Spagna e sono ricordati il 1° giugno.
Nome: ANNALIA, STEFANO
S. ANNALIA
Martire con il marito Stefano e i figli
Il nome Lia deriva dall’ebraico Le’ha e significa “laboriosa”, adattato in greco come Leia, e, secondo l’interpretazione dell’Antico Testamento, è sinonimo di operosità e attività.
Il primo giugno si fa memoria di Santa Lia, martirizzata in Lucania per mano dei Saraceni insieme al marito Stefano e ai figli.
In Basilicata, dove sono più evidenti le tracce della devozione alla santa, si recita una breve filastrocca che invoca la Santa affinché porti la pioggia (tanto necessaria in alcuni mesi dell’anno in quella regione):
“Santa Lia, Santa Lia, mannatimi l’acqua per la via
che si Vui nun la mandate simmu poviri e scunsulati”.
Una preghiera della sera dei nonni lucani, negli ultimi versi, recitava così:
“Santu Dariu, Santa Lia,
liberattimi di ogni mala via.
Signuruzzu mi dastu na bona jurnata,
datimi na bona nuttata”.
(Santa Lia, liberatemi da ogni mala via. Il Signore mi ha dato una buona giornata, che mi dia una buona nottata.)
I numeri di oggi sono:
Genova e Tutte, al Millionday e al 10eLotto ogni 5 minuti
35.60.28.7.46