Il Santo del Giorno si propone di essere una rassegna quotidiana sulla storia dei Santi, contenuti all’interno del Calendario Vaticano e custoditi nella memoria della Chiesa.

Narrazioni di maestri di vita cristiana di tutti i periodi storici che, come fari luminosi, illuminano e orientano il nostro cammino.

Vite da emulare, da capire e da fare proprie, per cercare di raggiungere quegli obiettivi cristiani con cui il catechismo ci ha indottrinato.

Si è portati, leggendo, a riflettere su quei comportamenti che comunemente, nella vita di tutti i giorni, abbiamo e a cui non facciamo caso, ma che altri vedono anche a nostra insaputa.

Tramite alcuni software di numerologia, per ciascuno dei Santi di  cui giornalmente è raccontata la vita, sono calcolati dei numeri da utilizzare come meglio riterrete opportuno.

San Massimo, fin dalla giovinezza figlio di una nobile famiglia cristiana, manifestò una ferma predilezione per la virtù. Le sue austerità, impegnate a conservare a tutti i costi la sua virtù, erano così costanti e decise che sembrava che meritasse la corona del martirio anche senza un tiranno che lo perseguitasse. 

Per sette anni, dopo aver fatto voto privato di verginità all’età di diciotto anni e poi entrato nella religione, fu discepolo di Sant’Onorato, abate del famoso monastero dell’isola di Lerins; e nell’anno 426 successe in quell’ufficio al suo maestro, che era stato eletto vescovo di Arles.

Per sette anni governò questo monastero e sotto la sua guida fiorirono solide pietà e penitenza, nonché eccellenti studi, che egli stesso stabilì e diresse. Il demonio, irritato, sotto vari travestimenti lo perseguitò senza tregua, ma il santo abate lo mise in fuga con il segno della croce, nostra salvezza. 

San Massimo era notevole non solo per lo spirito di raccoglimento, fervore e pietà a lui familiare fin dall’infanzia, ma ancora di più per la gentilezza e la gentilezza con cui governava i ferventi monaci di questo monastero. 

A quel tempo ne conteneva un numero molto elevato. Esibendo nella sua persona un esempio delle virtù più sterili, le sue esortazioni non potevano non dimostrarsi convincenti; amando tutti i suoi religiosi, che era suo diletto considerare come componenti di un’unica famiglia,

Il clero e il popolo di Antibes vicino a Lerins, poi quelli del Frejus, mossi da un esempio così fulgido, elessero Massimo come loro vescovo, ma rifiutò verbalmente questa dignità la prima volta, e nella seconda volò in barca e poi in una foresta, dove ha pregato per tre giorni e tre notti che il Signore cambiasse le disposizioni del popolo di Frejus. 

I loro emissari non riuscirono a trovarlo e procedettero a un’altra elezione. Fuggì di nuovo dopo che sant’Ilario si unì alla sua approvazione per l’elezione del clero e del popolo della città di Riez nelle Alpi francesi, allora grande e densamente popolata. Questa volta fu trovato e fu costretto ad accettare la sede di Riez, la sua diocesi natale.

Quando un giorno una chiesa doveva essere costruita sulla cima di una collina ed era necessario trasportare pesanti colonne nel sito sopraelevato, i buoi si rifiutarono di muoversi. Il vescovo quel giorno era assente, sebbene fosse spesso venuto a incoraggiare tutti gli interessati. Il popolo attaccò altri due animali al giogo, ma nessuno di loro si mosse. 

Il vescovo fu avvisato e quando arrivò disse loro di aver visto un demone in piedi davanti ai buoi per impedire la loro avanzata. Mise di nuovo in fuga il nemico con il segno della croce e staccò lui stesso i due animali che erano stati requisiti; ei primi due, con la sua benedizione, non ebbero difficoltà ad arrivare in cima alla collina.

Nella sede di Riez San Massimo esercitò la virtù in tutta dolcezza fino alla sua morte nel 460, deplorato come il migliore dei padri.

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