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San Gregorio Taumaturgo Santo del giorno per il 17 novembre

Il Santo del Giorno si propone di essere una rassegna quotidiana sulla storia dei Santi, contenuti all’interno del Calendario Vaticano e custoditi nella memoria della Chiesa.

Narrazioni di maestri di vita cristiana di tutti i periodi storici che, come fari luminosi, illuminano e orientano il nostro cammino.

Vite da emulare, da capire e da fare proprie, per cercare di raggiungere quegli obiettivi cristiani con cui il catechismo ci ha indottrinato.

Si è portati, leggendo, a riflettere su quei comportamenti che comunemente, nella vita di tutti i giorni, abbiamo e a cui non facciamo caso, ma che altri vedono anche a nostra insaputa.

Tramite alcuni software di numerologia, per ciascuno dei Santi di  cui giornalmente è raccontata la vita, sono calcolati dei numeri da utilizzare come meglio riterrete opportuno.

 

San Gregorio Taumaturgo Santo del giorno per il 17 novembre

 

San Gregorio nacque nel Pont, da illustri genitori che erano ancora impegnati nelle superstizioni del paganesimo. Ha perso il padre all’età di quattordici anni e ha iniziato a riflettere sulla follia delle favole dell’idolatria. Riconosceva l’unità di Dio e stava diventando disposto ad accettare le verità del cristianesimo. Il padre lo aveva destinato alla professione forense, nella quale l’arte oratoria è molto necessaria, e in questa attività ci riuscì benissimo, avendo imparato il latino. Gli fu consigliato di applicarsi al diritto romano.

Gregorio e suo fratello Atenodo, che in seguito sarebbe diventato un vescovo come lui, avevano una sorella che viveva in Palestina a Cesarea. Non lontano da quella città c’era una scuola di diritto, e nella stessa Cesarea, un’altra che il famoso Origene aveva aperto nell’anno 231 e in cui insegnava filosofia. I due fratelli ascoltarono lì Origene, e quel maestro scoprì in loro una notevole capacità di conoscenza e, ancora più importante, rare disposizioni per la virtù. Si sforzò di ispirare in loro l’amore per la verità e un ardente desiderio di ottenere una maggiore conoscenza e il possesso del Bene Supremo; e ben presto i due fratelli accantonarono le loro intenzioni di studiare legge. Gregorio studiò anche ad Alessandria per tre anni, dopo che una persecuzione spinse il suo maestro, Origene, dalla Palestina, ma vi tornò con il famoso esegeta nel 238. Fu poi battezzato,

Quando tornò nella sua città natale di Neocaesarea nel Pont, i suoi amici lo esortarono a cercare posizioni elevate, ma Gregorio desiderava ritirarsi in solitudine e dedicarsi alla preghiera. Per un periodo lo fece, cambiando spesso abitazione, perché l’arcivescovo della regione desiderava farlo vescovo di Neocaesarea. Alla fine fu obbligato ad acconsentire. Quella città era molto prospera e gli abitanti erano corrotti dal paganesimo. San Gregorio, con zelo cristiano e carità, e con l’aiuto del dono dei miracoli che aveva ricevuto, iniziò a tentare con ogni mezzo per portarli alla luce di Cristo. Una notte, mentre giaceva sveglio, un uomo anziano entrò nella sua stanza e gli indicò una Signora di sovrumana bellezza che lo accompagnava, raggiante di luce celeste. Quest’uomo anziano era San Giovanni Evangelista e la Signora della Luce era la Madre di Dio. Disse a San Giovanni di dare a Gregorio le istruzioni che desiderava; quindi diede a San Gregorio un credo che conteneva in tutta la sua pienezza la dottrina della Trinità. San Gregorio lo consegnò alla scrittura, con esso diresse tutta la sua predicazione e lo tramandò ai suoi successori. Questo credo in seguito preservò il suo gregge dall’eresia ariana.

Un giorno convertì un prete pagano, quando quest’ultimo chiese un miracolo, e una roccia molto grande si spostò in un altro luogo al suo comando. Il sacerdote pagano ha abbandonato ogni cosa per seguire Cristo in seguito. Un giorno il vescovo piantò il suo bastone lungo il fiume che passava a fianco della città e spesso la devastò dalle inondazioni. Gli ordinò di non oltrepassare mai più il limite segnato dal suo bastone, e al tempo di san Gregorio di Nissa, che scrisse dei suoi miracoli quasi cento anni dopo, non lo aveva mai fatto. Il vescovo risolse un conflitto che stava per provocare uno spargimento di sangue tra due fratelli, quando pregò tutta la notte in riva al lago di cui stavano contestando il possesso. Si prosciugò e il miracolo pose fine alla difficoltà.

Quando la persecuzione di Decio iniziò nel 250, il vescovo consigliò ai suoi fedeli di partire e di non esporsi a prove forse troppo dure per la loro fede; e nessuno cadde nell’apostasia. Lui stesso si ritirò in un deserto e quando fu inseguito non fu visto dai soldati. In un secondo tentativo lo trovarono a pregare con il suo compagno, il prete pagano convertito, ora diacono; la prima volta li avevano scambiati per alberi. Il capitano dei soldati era convinto che fosse stato un miracolo e divenne un cristiano per unirsi a lui. Alcuni dei suoi cristiani furono catturati, tra i quali San Troadus il martire, che meritò la grazia di morire per la fede. La persecuzione terminò con la morte dell’imperatore nel 251.

Si ritiene che San Gregorio morì nell’anno 270, il 17 ° di novembre. Prima di morire chiese quanti pagani rimanessero ancora in città, e gli fu risposto che erano solo diciassette. Ringraziò Dio per le grazie che aveva concesso alla popolazione, perché quando arrivò c’erano solo diciassette cristiani.

Riflessione: la devozione alla beata Madre di Dio è la sicura garanzia della fede nel suo divino Figlio. Ogni volta che la invochiamo, rinnoviamo la nostra fede nel Dio incarnato, invertiamo il peccato e l’incredulità dei nostri primogenitori e stabiliamo la comunione con Colui che è stato benedetto perché ha creduto.

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