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San Felice di Valois Santo del giorno per il 20 novembre

San Felice di Valois

Santo del giorno per il 20 novembre

(1127-1212)

La storia di San felice di Valois

San Felice era il figlio del conte di Valois. Sua madre lo portò a San Bernardo nel suo monastero di Chiaravalle, per offrirlo lì a Dio, quando aveva tre anni; lo teneva però sotto la sua cura e si prendeva particolarmente cura di lui, permettendogli, ancora giovane, di distribuire l’elemosina che era contenta di dare ai poveri. 

Quando il papa in esilio Innocenzo II cercò rifugio in Francia, il conte di Valois, padre di Felice, offrì il suo castello di Crepy al Pontefice, che spesso benedisse il bambino che vide essere addestrato in virtù. Un giorno in cui Felix dava via le sue stesse abitudini a un povero mendicante, li trovò quella sera sistemata ordinatamente sul suo letto; e ringraziò Dio per questo segno della sua divina bontà, dimostrando che uno non perde nulla quando si dà al povero.

Quando aveva dieci anni ottenne la grazia per un prigioniero condannato a morte, per mezzo della sua preghiera e delle sue suppliche con lo zio, un signore di cui l’uomo era il soggetto. Felix aveva un presentimento che quest’uomo sarebbe diventato un santo; e infatti, si ritirò in una profonda solitudine dove intraprese una severa penitenza e morì la morte del giusto.

Lo sfortunato divorzio dei genitori di Felix e la scomunica di suo padre, che si era risposato e la cui condanna aveva sollevato seri problemi nei suoi domini, fece maturare nel giovane una risoluzione di lunga data di lasciare il mondo. 

Confidando sua madre con suo fratello pio, Thibault, conte di Champagne, Felix prese l’abito cistercense a Clairvaux. Le sue rare virtù attirarono su di lui un’ammirazione tale che, con il consenso di san Bernardo, fuggì da esso in Italia, dove iniziò a vivere una vita austera con un anziano eremita nelle Alpi. 

A tale scopo era partito segretamente, ei servi che suo zio gli aveva mandato lo credevano morto, non essendo in grado di rintracciarlo; hanno pubblicato la notizia della sua morte. Più o meno questa volta il vecchio eremita procurò l’ordinazione del suo discepolo come sacerdote.

Dopo che il suo anziano consigliere morì tra le sue braccia, San Felice tornò in Francia. Costruì una cella nella diocesi di Meaux in una foresta disabitata; questo posto fu in seguito chiamato Cerfroid. 

Tra animali feroci guidava una vita angelica di perpetuo digiuno. Qui Dio lo ha ispirato con il desiderio di fondare un Ordine per la redenzione dei prigionieri cristiani. Il Signore mosse anche San Giovanni di Matha, un giovane nobile di Provenza, a cercare l’eremita e unirsi a lui. 

I due si sono applicati alla pratica di tutte le virtù. Fu Giovanni che propose apertamente a San Felice il progetto di un Ordine per la redenzione dei prigionieri, quando il suo precettore aveva già settant’anni. 

Quest’ultimo si offrì volentieri a Dio per quello scopo, e dopo aver pregato per tre giorni i due solitari fecero un pellegrinaggio a Roma in pieno inverno. Sono stati gentilmente ricevuti dal Papa, dopo aver letto la raccomandazione che il vescovo di Parigi aveva loro dato. Anche lui pregò e si convinse che i due Santi erano ispirati dallo Spirito Santo e diede la sua approvazione all’ordine trinitario

Entro quaranta anni l’Ordine avrebbe avuto seicento monasteri. San Giovanni, che era Superiore Generale, lasciò a San Felice la direzione dei conventi in Francia, esercitata dal monastero che i fondatori avevano costruito a Cerfroid. 

Lì San Felice morì nel novembre del 1212, all’età di ottantacinque anni, solo circa sei settimane prima del suo più giovane co-fondatore. È una tradizione costante nell’ordine trinitario che San Felice e San Giovanni furono canonizzati da Urbano IV nel 1260, sebbene non sia mai stato trovato un toro. 

Nel 1219 già la festa di San Felice fu custodita in tutta la diocesi di Meaux. Nel 1666 Alessandro VI dichiarò che la venerazione del servo di Dio era immemorabile.

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