San Lorenzo Ruiz e Compagni

Santo del giorno per il 22 settembre

(1600 – 29 settembre o 30, 1637)

La storia di San Lorenzo Ruiz e dei compagni

Lorenzo è nato a Manila da un padre cinese e da una madre filippina, entrambi cristiani. Così imparò il cinese e il tagalog da loro, e lo spagnolo dai domenicani che servì come chierichetto e sacrestano. 

Divenne un calligrafo professionista, trascrivendo documenti in bella calligrafia. Era un membro a pieno titolo della Confraternita del Santo Rosario sotto gli auspici domenicani. Si è sposato e ha avuto due figli e una figlia.

La vita di Lorenzo ha preso una brusca svolta quando è stato accusato di omicidio. Non si sa ancora nulla se non la dichiarazione di due domenicani secondo cui “egli era ricercato dalle autorità a causa di un omicidio a cui era presente o che gli era stato attribuito”.

A quel tempo, tre sacerdoti domenicani, Antonio Gonzalez, Guillermo Courtet e Miguel de Aozaraza, stavano per salpare in Giappone nonostante una violenta persecuzione lì. 

Con loro c’era un prete giapponese, Vicente Shiwozuka de la Cruz, e un laico di nome Lazaro, un lebbroso. Lorenzo, avendo preso asilo con loro, fu autorizzato ad accompagnarli. Ma solo quando furono in mare, apprese che stavano andando in Giappone.

Atterrarono ad Okinawa. Lorenzo avrebbe potuto andare a Formosa, ma, riferì, “Decisi di restare con i Padri, perché gli spagnoli mi avrebbero impiccato lì.”

In Giappone furono presto scoperti, arrestati e portati a Nagasaki. Il sito di spargimento di sangue all’ingrosso quando fu sganciata la bomba atomica aveva già conosciuto una tragedia. I 50.000 cattolici che una volta vivevano lì furono dispersi o uccisi dalle persecuzioni.

Sono stati sottoposti a un tipo indicibile di torture: dopo che enormi quantità di acqua sono state costrette a gole, sono state costrette a sdraiarsi. 

Tavole lunghe venivano poste sullo stomaco e le guardie quindi calpestavano le estremità delle tavole, costringendo l’acqua a sgorgare violentemente dalla bocca, dal naso e dalle orecchie.

Il superiore, p. Gonzalez, è morto dopo alcuni giorni. Entrambi p. Shiwozuka e Lazaro si ruppero sotto tortura, che includeva l’inserimento di aghi di bambù sotto le loro unghie. Ma entrambi furono riportati al coraggio dai loro compagni.

Nel momento di crisi di Lorenzo, chiese all’interprete: “Vorrei sapere se, con l’apostatazione, mi risparmieranno la vita.”

L’interprete non era impegnativo, ma nelle ore successive Lorenzo sentì crescere la sua fede. Divenne audace, persino audace, con i suoi interrogatori.

I cinque furono messi a morte per essere impiccati capovolti nelle fosse. Le tavole dotate di fori semicircolari sono state montate intorno alla vita e le pietre sono state messe sopra per aumentare la pressione. 

Erano strettamente legati, per rallentare la circolazione e prevenire una morte rapida. Sono stati lasciati in sospeso per tre giorni. A quel tempo Lorenzo e Lazaro erano morti. Ancora vivi, i tre sacerdoti furono decapitati.

Nel 1987, Papa Giovanni Paolo II ha canonizzato questi sei e altri 10: asiatici ed europei, uomini e donne, che hanno diffuso la fede nelle Filippine, a Formosa e in Giappone. Lorenzo Ruiz è il primo martire filippino canonizzato. La festa liturgica di San Lorenzo Ruiz e dei Compagni è il 28 settembre.

Riflessione

Noi cristiani ordinari di oggi, come staremmo in piedi nelle circostanze in cui si trovavano questi martiri? Siamo solidali con i due che hanno temporaneamente negato la fede. Comprendiamo il terribile momento di tentazione di Lorenzo. 

Ma vediamo anche il coraggio – inspiegabile in termini umani – che è salito dal loro deposito di fede. Il martirio, come la vita ordinaria, è un miracolo di grazia.