LOTTO: Suor Maria Crocifissa e la “LETTERA DEL DIAVOLO”
Non rientra certo nei nostri propositi entrare nel merito di alcuni fatti accaduti in un lontano agosto del 1676, ma per rendere comprensibile tutta la storia che ci accingiamo a raccontare, è bene fare almeno un poco di cronistoria.
Isabella Tomasi, questo il suo vero nome, nacque nella città di Agrigento il 29 maggio 1645. Fu educata in una famiglia molto religiosa che caratterizzò, per tale motivo, la famiglia Tomasi di Lampedusa.
Non ci è dato sapere se la famiglia avesse già deciso che, Isabella, fosse destinata ad una vita monacale, così come anche come era stato, a suo tempo, fatto con il fratello Giuseppe Maria che fu prima Cardinale e santificato. Oltre a ciò anche altre due sorelle presero i voti: Francesca e Antonia.
Il genitore di queste giovani, Giulio e suo fratello Carlo, avevano ricevuto dalla curia ecclesiastica l’autorizzazione di poter costruire un convento di clausura a Palma di Montechiaro. Risistemando, quindi, il loro palazzo ducale, perché è bene sapere che i Tomasi era i duchi di Palma, lo trasformarono in un convento, vicino alla cattedrale di quell’epoca che, in seguito, divenne la chiesa di quella comunità religiosa.
Isabella Tomasi entrò in quel convento che gli avrebbe per sempre cambiato la vita, il 7 di ottobre del 1660 e assunse i voti, prendendo il nome di Suor Maria Crocifissa della Concezione.
Mettiamo da parte, ora, la vita monastica di Suor Maria Crocifissa della Concezione ed entriamo direttamente nel fatto che la rese celebre.
L’11 agosto del 1676, Suo Maria Crocifissa, scrisse una lettera alle sue consorelle, dicendo che una notte era stata visitata da un gruppo di demoni. Nelle righe di quella lettera che sembrano apparire con un po’ di greco classico e un po’ di alfabeto cirillico non sono del tutto semplici da comprendere.
Si dice che quella lettera non fu affatto scritta di sua volontà, ma fu costretta a scriverla da quei diavoli.
Vi si legge di Dio e del diavolo. “Forse ormai certo Stige”, si può leggere nella lettera, e lo Stige è uno dei cinque fiumi degli Inferi, questo secondo l’antica mitologia greca e romana. E poi ancora: “Poiché Dio Cristo Zoroastro seguono le vie antiche e sarte cucite dagli uomini, Ohimé”. E infine: “Un Dio che sento liberare i mortali”.
Secondo la chiesa, invece, la lettera non è altro che il resoconto della lotta contro un esercito di “innumerevoli spiriti maligni” decisi a utilizzare suor Maria Crocifissa, in un secondo momento poi fatta beata, come “misero portavoce” per trasmettere un chiaro messaggio: domandare all’Altissimo di lasciare i mortali ai loro peccati, e di smettere di elargire “Misericordia e Pietà”.
In poche parole di non toglierli dall’abbraccio mefistofelico di Lucifero. Si trattò di lotta coraggiosa e valorosa, questo a leggere il verbale scritto di proprio pugno dall’abbadessa Maria Serafica, la quale fu proprio lei a raccogliere le parole della monaca. Sarebbero, infatti, stati i diavoli ad obbligarla a firmare la lettera, e lei, gloriosamente e valorosamente, si sarebbe fortemente opposta scrivendo “Ohimé”, ed questa l’unica parola di senso compiuto dell’intero documento. Sarebbero stati sempre i demoni a insudiciargli la faccia di inchiostro, minacciando di percuoterla con il calamaio, “ma non lo permise il Signore, perché se ciò sarebbe accaduto, sarebbe morta di certo, in quanto era di bronzo”.
Concludiamo questo antefatto dicendo che Suor Maria Crocifissa, da tutto questo, ne uscì stordita, mentre i diavoli le intimavano di recapitare immediatamente il messaggio a Dio altrimenti “la punizione che avrebbe ricevuta sarebbe stata davvero molto severa”. Quelle 14 righe dense e cariche di mistero, ora custodite nel monastero di Palma di Montechiaro, ma una copia è presente nell’archivio della Cattedrale di Agrigento, sono tutto ciò di quel che rimane della lotta con Satana.
A dire il vero sembra che ci fossero altri due messaggi che i demoni avrebbero voluto che essa scrivesse, ma che la suora si rifiuto di scrivere e ne tenne il segreto portandoli con se nella tomba. Soleva dire, infatti: “Non mi domandate di questo per carità – disse alle consorelle – che non posso in verun modo dirlo, e nemmeno occorre dirlo io, che verrà tempo che il tutto udirete e vedrete» (Vatican Insider, 5 settembre).
Anche la scienza, dopo aver attentamente vagliato, con i mezzi ora a disposizione, dice di essere riuscita a tradurre il significato di quelle parole astruse scritte da Suor Maria Crocifissa della Concezione, che altro non sarebbero: “il diavolo è nella sua testa”. Adducendo, tra l’altro alla suora un disturbo bipolare.
Questa la vera cronistoria sulla famosa lettera del diavolo, tuttavia si è dovuto introdurre questo antefatto storico, perché alcuni amici che si occupano di demonologia e occultismo, sarebbero stati contattati da una non nota entità che ha dato loro alcune specifiche diverse, adducendo che, forse, i due messaggi mai rivelati potevano riguardare come indovinare il futuro, o meglio poter conoscere quello che sarebbe accaduto.
Stando a quanto mi è stato riferito e che non è certo il caso di non rivelare mai a nessuno, c’è un modo particolarmente complicato di divinazione che, comunque, con un po’ d’esperienza diventa più semplice da svolgere. L’ho perciò messo in pratica utilizzandolo per un unico scopo: cercare di sapere quali numeri usciranno.
Mi rendo conto che lo scetticismo è ora imperante su tutti voi, e forse su di me ancor di più, ma perché non tentare una strada che chissà per quali vie potrebbe, sul serio, portare a dei risultati vincenti inaspettati?
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